La vita sulla Terra esiste grazie alla combinazione di tre fattori: la giusta distanza dal Sole, la presenza di un’atmosfera e la presenza del ciclo dell’acqua. Un perfetto equilibrio in grado di mantenersi autonomamente.
L’efficace ma delicato bilanciamento dei meccanismi che regolano la sopravvivenza del pianeta ha cominciato il suo mutamento nel momento in cui l’avvio della grande macchina dell’industria è sorta, come un immenso sole artificiale tanto utile e insostituibile, quanto micidiale.
L’avvento del cosiddetto effetto serra antropico ha incrementato progressivamente l’inarrestabile processo degenerativo su cui oggi non possiamo più evitare di posare la nostra attenzione.
Una nuova percezione della gravità delle condizioni climatiche attuali è in via di sviluppo e gradualmente ogni individuo verrà chiamato a prestare il proprio impegno nella trasformazione di un collettivo stile di vita. Una nuova fase storica sta avviandosi ed è proprio guardando il mondo con questa prospettiva che la Galleria SpacioCima, spazio espositivo romano, ha deciso di dare un segnale netto e definito verso l’esigenza di voltare pagina, rispetto alla scellerata amministrazione delle risorse energetiche messe a disposizione dal pianeta Terra fino ad oggi.
La mostra Uro/boro nasce da una riflessione inerente alla rivoluzione climatica attuale e giunge all’analisi del comportamento dell’essere umano, vittima e carnefice di se stesso. Un circolo vizioso generatosi a seguire dell’inizio dell’era dell’industrializzazione e che oggi stringe la sua morsa attorno ai polmoni del nostro pianeta.
Il riferimento alla simbologia leggendaria suggerita dal titolo Uro/boro ci indirizza verso l’animale simbolico a forma di serpente rappresentato mentre morde la propria coda, realizzando la figura di un cerchio. La simbologia originaria racchiude in questa raffigurazione il concetto di eternità che racchiude a sua volta il perpetuo avvicendarsi della vita e delle morte. La trasformazione dell’universo che si intercetta tra queste due estremità è però il fulcro della riflessione dei diciotto artisti che hanno preso parte alla mostra collettiva curata da Marta Cavicchioni, con il supporto di Daniele Trinca e che fino a venerdì 24 settembre 2021 invita i visitatori a ragionare sul tema della criticità climatica.
Tra i nomi presenti nell’esposizione Uro/boro troviamo Marta Alonso, Cristina Archinto, Alessandro Arrigo, Alessandra Carloni, Marta Cavicchioni, Nick Disaster, Maria Teresa Gallo, Marco Giacobbe, Carlo Gori, Giusy Lauriola, Debora Malis, Mı̀les, Alessandra Pirelli, Re Barbus, Micaela Serino, Daniele Tenca, Nicoletta Vicenzi, ZeitWill.
Nelle produzioni raccolte per la mostra si può udire il grido d’allarme verso una condizione sempre più vicina all’irreversibilità e che è in grado, in assenza di un’inversione di marcia, di spezzare in maniera definitiva il circolo perpetuo che l’Uroboro rappresenta, determinando inevitabilmente il concludersi del soggiorno dell’uomo sul pianeta.
Info: https://www.spaziocima.it/7902-2/. Dal 15 al 24 settembre 2021, Galleria Spazio Cima, Via Ombrone 9, Roma.