Perché ci mancherà Chuck Close. Il padre dell’iperrealismo americano

New York

La pace Gallery di New York diffonde la triste notizia che uno dei padri dell’evoluzione artistica del nostro tempo è deceduto. Chuck Close, caposcuola della corrente dell’iperrealismo, è morto all’età di 81 anni in un ospedale dell’Oceanside il 19 agosto. 

Il saluto che gli viene dedicato dalla Pace Gallery, galleria da cui era rappresentato, non è tardato ad arrivare: “Sono rattristato dalla perdita di uno dei miei più cari amici e uno dei più grandi artisti del nostro tempo – ha detto il direttore della Pace Gallery, Arne Glimcher – I suoi contributi sono  inestricabili dalle conquiste dell’arte del XX e XXI secolo”

Close nasce a Monroe, nel Wisconsin, il 5 luglio 1940, studia alla University of Washington a Seattle per poi completare la sua formazione accademica alla Yale University.

La prima stagione della sua carriera vede l’artista concentrarsi su ciò che meglio riassume la tradizione artistica dell’arte americana, l’astrazione. Nella pittura astratta Close si cimenta senza però brillanti risultati, il suo percorso è indirizzato verso qualcosa di diametralmente opposto. 

L’epopea artistica di Chuck Close ha il suo vero principio in quella stagione a cavallo tra il concludersi degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70 in cui l’arte contemporanea sta affrontando uno dei grandi temi che avrebbero poi generato i linguaggi di fine secolo. Il superamento di quel grande spartiacque, che trova la sua incarnazione nella Pop Art, necessitava di trovare la via giusta per continuare l’evoluzione dell’arte, in particolare quella americana. 

La risposta a questo grande quesito si presenta con l’arrivo della corrente del fotorealismo o iperrealismo. Già dalla sua denominazione si colgono le sue caratteristiche fondamentali: una fedelissima rappresentazione del mondo reale, talmente precisa da essere in grado di ingannare lo spettatore e indurlo a credere che ci si trovi di fronte ad una fotografia.

chuck Close
Chuck Close nel suo studio

La fotografia è, in effetti, l’immagine di partenza usata da artisti come Chuck Close per realizzare le sue opere che consistono nella riproduzione su grandi tele delle immagini del mondo contemporaneo, che ne definiscono i caratteri e lo spirito. 

 Il rapporto tra arte e vita si esaspera a tal punto che ogni singolo difetto viene riportato con estrema fedeltà attraverso lo strumento della pittura. Niente viene eliminato e si tende a fornire una, in alcuni casi grottesca, immagine dell’allora presente, senza alcuna intenzione edulcorante.

Close si concentra in particolare, rispetto a i suoi colleghi di corrente, al ritratto come genere pittorico. Le tipiche fotografie in formato tessera sono il principale fulcro della sua ispirazione.

I ritratti di persone comuni si inseriscono in un universo astratto, un fondale monocromo le accomuna tutte e ognuna di esse vive in asettico instante di impersonalità che Close si impegna a lasciare intatto. I volti sono tanto minuziosamente dipinti che è quasi impossibile coglierne le pennellate con cui sono stati realizzati e la fedeltà dell’artista non cede neppure ai difetti della fotografia che funge da modello: la sfocatura di alcuni dettagli e la nitida restituzione di altri sono riportate con grande attenzione sulla superficie della tela.

Il risultato di questa ricerca si concretizza nella volontà di annulla l’identità delle persone ritratte e l’opera, più vera del vero, trova il suo posto in un universo intermedio tra la realtà e la sua rappresentazione, tra la vita e l’arte.

Chuck Close
Chuck Close, President Bill Clinton, 2006

La vita dell’artista viene forzatamente compromessa da una malattia che costringe Chuck Close alla sedia a rotelle nel 1988. La sua disfunzione non frena comunque la sua attività creativa che infatti continua e lo porta a dedicarsi ad una serie di ritratti dei presidenti degli stati uniti. Nel 2010 è Barack Obama che lo nomina Presidente per il comitato Presidenziale per le arti. Da tale ruolo Chuck Close si dimette nel 2017, a causa di una forte polemica con l’allora presidente degli USA Donald Trump.

Il talento di un artista come Chuck Close, capace di rivoluzionare l’arte e, in particolare la ritrattistica, rimane un tassello fondamentale da inserire nel mosaico della creatività odierna e legittimamente deve essere oggi riconosciuto come uno dei capisaldi della storia dell’arte contemporanea.