TOTALLY OUTDOOR, AGAIN! Per il sesto anno consecutivo PhEST – See Beyond the Sea, festival internazionale di arte e fotografia, torna ad animare il centro di Monopoli, della Puglia e del Mediterraneo e da qui volge il suo sguardo a tutto il mondo. E anche quest’anno il Festival ha ricevuto il sostegno e il patrocinio di numerosi soggetti istituzionali a partire dall’Assessorato all’Industria Turistica e Culturale della Regione Puglia e del Comune di Monopoli. Quella proposta dal 6 agosto al 1° novembre dal direttore artistico Giovanni Troilo e dalla curatrice fotografica Arianna Rinaldo, è ancora una volta una formula totally outdoor nel totale rispetto delle normative vigenti in materia di sicurezza e distanziamento sociale. L’idea dunque, anche per l’estate 2021 è portare il museo tra la gente. I luoghi espositivi non sono più pensati come pareti su cui affiggere immagini, ma ambienti in cui l’allestimento diventa parte dell’opera stessa. Tema centrale dell’edizione di quest’anno: il corpo.
Una ventina le mostre che consentiranno al pubblico di immergersi e scoprire il cuore della città di Monopoli e, allo stesso tempo, di stupirsi, interrogarsi e riflettere sul “Corpo”. In una fase evolutiva in cui l’uomo sembra migrare verso un nuovo pianeta, quello immateriale della rete, il corpo sembra assumere valore sempre più marginale, diventa zavorra, limite, la parte cagionevole da custodire solo ai fini della preservazione della vita. La pandemia sembra aver accelerato questa presa di coscienza, questa migrazione. E invece oggi più che mai il corpo è al centro del dibattito e diviene discrimine per la politica.
Pensiamo a Minneapolis e al #BlackLivesMatter, al #MeeToo e allo stesso Covid, tutti temi in grado di spostare gli equilibri politici dell’intero pianeta e su cui si concentreranno molti dei prossimi conflitti sociali. La conquista e il controllo dei dati biometrici diventa al contempo il fattore chiave per completare il dispositivo di controllo più sofisticato mai realizzato dall’uomo (la biopolitica di Agamben) e l’ultimo miglio che resta all’Intelligenza Artificiale per avviare il Novacene, l’Età della Superintelligenza di cui parla James Lovelock, verso il suo stadio più maturo.
Partiamo dal 2020: un’edizione quasi totalmente en plein air per via delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria da Covid-19. Quali sono state le difficoltà più aspre da superare nell’organizzazione del festival? Quanto ha funzionato secondo voi la formula adottata e che bilancio ne avete tratto?
La formula totally outdoor è nata organicamente nel 2020 per via delle restrizioni Covid, ma ci siamo resi conto che era una scelta azzeccata e ripetibile. Si adatta molto all’ambiente marino e estivo di Monopoli e permette ad una pubblico più ampio di vedere i lavori esposti e essere coinvolti nelle attività di PhEST. È stata certamente una sfida, non solo la scelta degli autori da esporre ma la logistica di allestimento. La bellezza del mare ha la sua contropartita nella forza degli elementi con cui devi interagire. Progettare mostre che possano resistere per mesi alla salsedine, al maestrale, alle mareggiate non è affatto semplice. Ma grazie all’aiuto di eccellenze pugliesi nella stampa (Beppe De Bartolo) e negli allestimenti (Franco Tricase), siamo riusciti a realizzare addirittura mostre subacquee, sui frangiflutti e su un isolotto. Per questo motivo vogliamo ripetere la formula anche quest’anno e scommettere sulle esposizioni in esterno anche nelle edizioni future. L’idea di portare un museo tra la gente ci piace moltissimo.
Come sono cambiate le relazioni tra la struttura organizzativa di PhEST, le istituzioni, i partner e gli sponsor? Quanto interesse c’è da parte loro, vista la situazione globale, a supportare un festival di arte e fotografia che ha necessariamente bisogno di mobilità e turismo?
PhEST sin dalla sua prima edizione è stato immaginato con un organismo in costante trasformazione che potesse nascere, crescere e svilupparsi in simbiosi con il territorio. Che fosse pronto ad abbracciare, raccontare la sua identità, provando a stimolare un dibattito sempre utile a mantenerne viva la perenne trasformazione. Istituzioni, partner e sponsor hanno abbracciato questa modalità e insieme edizione dopo edizione proviamo a immaginare la formula migliore anche in anni del tutto peculiari come il 2020 e il 2021. La Puglia anche nel 2020, nonostante la pandemia, è stata la meta turistica di un grande pubblico, ma c’era l’esigenza di immaginare eventi che non favorissero assembramenti e che fossero diluiti nel tempo e nello spazio. La formula totally outdoor in questo senso ha colto pienamente queste esigenze: oltre venti mostre all’aperto di arte e fotografia distribuite in un’area di circa 1 km quadrato, fruibili in sicurezza da agosto a novembre. Quest’anno lavoreremo sulle medesime esigenze, sperando con risultati ancora migliori.
Io che ho seguito PhEST dalla sua prima edizione sono sempre rimasto affascinato dall’idea dell’osservatorio che da una specifica postazione, la città di Monopoli, cerca di affrontare l’attualità nella sua pluralità tematica. Quanto ancora può funzionare questa “prospettiva mediterranea” in un momento storico in cui le geografie sociali, economiche e culturali sono state stravolte dalla catastrofe pandemica?
Per noi la prospettiva mediterranea è simbolo di uno sguardo aperto, di una visione a 360 gradi delle vicende globali. In particolare in questo “anno” pandemico, ancor più forte è la connessione che possiamo sentire con gli abitanti di questo pianeta, ovunque essi siano.
Per la fotografia ormai da tempo non è più tanto necessaria la pratica della studio visit tradizionale. Ma PhEST ha dimostrato negli anni di non essere solo fotografia. In ogni caso, sia per l’edizione 2020 che per la prossima quali strategie avete adottato e adotterete per selezionare i partecipanti? Come lavora una curatrice in tempi di Covid?
Per ogni edizione il nostro sguardo e la nostra ricerca risponde a delle necessità di contemporaneità e novità. Vogliamo parlare del mondo che ci circonda accogliendo progetti di artisti visivi che utilizzano linguaggi non tradizionali. Ci facciamo affascinare dalla varietà di proposte cercando sempre di proporre una varietà stilistica ma anche geografica. In tempi di Covid, procediamo come sempre: aperti a proposte, attenti a novità, alternando informazione, documentazione a estetica e spettacolarità.
A proposito di bilanci, PhEST ha raggiunto nel 2020 la sua quinta edizione. In questi anni avete implementato la sua struttura riuscendo a essere presenti sullo scenario italiano e internazionale anche attraverso social call e interazioni digitali. Cosa dobbiamo aspettarci ancora? Qualche anticipazione su PhEST 2021?
In questi 5 anni, PhEST è cresciuto. Si è evoluto, sia come proposta artistica che come reputazione a livello nazionale e internazionale. Presto sveleremo il programma di quest’anno, assicuriamo che sarà una edizione ricca di sorprese con artisti e storie straordinari e una fitta serie di iniziative social per coinvolgere il pubblico che ancora quest’anno avrà difficoltà a raggiungerci, ma ancora di più chi verrà a trovarci in Puglia. Il nostro obiettivo è diventare un punto di riferimento che dal Sud dell’Italia richiama artisti e pubblico da tutto il mondo. Senza dimenticarsi le radici locali e l’attenzione e il coinvolgimento del territorio.