Tempo inedito. Marco Angelini

Roma

La tecnologia sta prendendo sempre più spazio nella quotidianità delle persone creando uno sfasamento che conduce al sogno, all’illusione, attraverso i mezzi tecnologici, di poter esaudire tutti i propri desideri. La possibilità di sognare il proprio destino e voler a tutti costi raggiungere quell’obiettivo, fa perdere di vista la capacità di una vita collettiva mentre l’individualismo avanza senza sosta nel raggiungimento di ciò che ci siamo prefissi. Sfugge la capacità di aggregazione e sfugge che l’utopia di riuscire a crearsi un proprio destino porterà all’impoverimento della società. È come se ci muovessimo tutti come automi schiavi di un sistema perdendo la memoria di ciò che è stato, mentre il presente corre troppo in fretta ed il futuro è incerto. Questo limbo in cui viviamo azzera la capacità di riflessione su ciò che siamo o che potremmo essere. Così, nella sua personale alla galleria Fidia, Tempo inedito, a cura di Roberta Melasecca, Marco Angelini ci trasporta in un mondo incantato dove il tempo e lo spazio attivano dei processi mnemonici e interiorizzanti che vogliono condurre per mano a creare un’esperienza che sia riattivazione dei nostri sensi, ma generando uno sguardo nella direzione del superamento della dicotomia tra individualismo e società. Attraverso i suoi quadri si può riscoprire un passato personale che unisca nella condivisione. E fa tutto questo attraverso il paesaggio, un paesaggio astratto in cui rispecchiarsi e attivare tutte le proprie facoltà percettive. Leit motiv del percorso attivato dall’artista è il ricordo. Nel trittico voluto da Angelini che comprende Senza titolo, Diade e Dicotomia il paesaggio si attiva e riporta alla propria memoria come se l’immagine fosse parte dei test di Rorschach. Ognuno interpreta, ricorda, immagina, dà significato, proietta, ciò che possiede interiormente. La libertà è alla base di questo lavoro e sprigiona un’attenzione significante che si riflette nei sensi di ognuno. I tre quadri sono divisi a metà, sono speculari, ma la loro simmetria è asimmetrica, lasciando Angelini artefice di un lavoro che consenta una fantasia innata nell’arte e che stimola ancor di più chi guarda. Questo modo di procedere nasce dalla riflessione sulla diade, nel pensiero che esista sempre una diversità in natura per cui due parti non sono mai perfettamente uguali. L’installazione delle tre opere è stata realizzata in maniera tale che si possa creare un movimento che allude al vento. E, si parla di paesaggi astrali, sole, luna, pianeti, galassie: verrebbe in mente un vento solare, immateriale e persistente, presente, forma di vita, là dove i pianeti hanno colori completamente inventati che inducono all’immaginazione. Nella serie di opere più piccole, anch’esse paesaggi, la riflessione potrebbe far pensare alla formulazione della società liquida di Bauman, sia per l’ispirazione, sia per la conformazione dei dipinti che tendono ad avere forme fluide. I colori in questa serie sono contrastanti, ma intonati allo stesso tempo e danno anch’essi la possibilità di perdersi nel proprio mondo ed immaginare un futuro collettivo, senza perdere la propria identità. L’ultima serie in mostra si chiama Socks: qui dei calzini di una compagnia aerea vengono trattati in maniera tale da indurre al ricordo della propria fanciullezza. Interconnessi con essi tele di vari colori che alludono a luoghi dove l’artista ha vissuto: New York, l’India e la Polonia.
La mostra di Marco Angelini, conduce con eleganza estetica e sapienza contenutistica a porci di fronte a noi stessi e meditare sulla nostra esistenza, memoria, aspettativa per il futuro, in maniera tale che ciò crei un moto collettivo e personale allo stesso tempo. Dal testo critico di Roberta Melasecca: “In questo procedere per limiti, insiemi ed aggregazioni, Marco Angelini struttura un sistema di passaggi e paesaggi identitari che si risolvono in materie e sembianze attraverso un linguaggio che persegue un apparente ordine interiore. Sono paesaggi che contengono paesaggi, che si palesano mano a mano che li si percorre e si fanno animatamente processi determinati dal tempo e dal movimento, in una condizione di trasformazione incessante”.

Galleria Fidia, via Angelo Brunetti 49, Roma
Info: https://www.artefidia.com/

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