Andy Warhol ha copiato. Il Warhol-gate sul ritratto Prince agita la Fondazione del pop artist

New York

Ha copiato o ha trasformato? Questo è il dilemma che gravita attorno a quest’opera di Andy Warhol, un ritratto del celebre cantante Prince, ispirato a una foto di Lynn Goldsmith.

Andy Warhol, Ritratto di Prince. Basato sulla fotografia di Lynn Goldsmith.

Quest’opera di Andy Warhol è finita al centro di una vicenda giudiziaria che potrebbe costare cara alla Fondazione newyorkese del pop artist. I giudici della Corte d’appello del Secondo circuito hanno infatti stabilito che la famosa serie di 16 serigrafie con il ritratto iconico di Prince è il risultato di un uso non corretto dell’immagine a cui sono ispirati: una fotografia della fotografa Lynn Goldsmith in bianco e nero.

Foto di Lynn Goldsmith

Una fotografia che chiaramente metteva in evidenza l’anima vulnerabile e scomoda del cantante. Ma la trasformazione di Warhol avrebbe snaturato quell’immagine facendola apparire iconica e fortemente evocativa di un carattere più dirompente, pur non cambiandola sufficientemente, ma lasciandola sostanzialmente uguale.

Trasformazione. Questa è la parola chiave. Perché per le leggi americane che tutelano l’autorialità, è possibile copiare contenuti altrui se vengono trasformati sostanzialmente secondo una chiara intenzione creativa. In tal caso non si può parlare di copia, bensì di ispirazione. Ma se i connotati dell’immagine restano tutto sommato inalterati, allora si configura il plagio.

Gli avvocati che lavorano per conto della Andy Warhol Foundation for the Visual Arts hanno presentato una petizione presso la Corte d’Appello degli Stati Uniti per il Secondo Circuito chiedendo di riconsiderare la recente sentenza che li condanna. E di tornare alla decisione del primo grado di giudizio, che aveva riconosciuto la legittimità dell’opera di Andy Warhol, perché trasformativa.

L’ultima decisione, invece, ha completamente ribaltato la prima: Andy Warhol ha copiato: “Il fatto che un’opera sia trasformativa non può dipendere semplicemente dall’intento dichiarato o percepito dell’artista o dal significato o dall’impressione che un critico trae dall’opera”. Altrimenti, “la legge potrebbe benissimo riconoscere qualsiasi alterazione come trasformativa”.

Latham & Watkins, lo studio che rappresenta la fondazione Warhol, sostiene che la decisione della corte d’appello minaccia di rendere illegali molte delle opere d’arte contemporanea storicamente più significative dell’ultimo mezzo secolo, introducendo una interpretazione molto restrittiva del principio del “fair use” (il diritto a utilizzare immagini altrui per rendere più espressivo il messagio o il contenuto di un’opera). Due esempi? La scultura Fountain di Marcel Duchamp del 1917 o le scatole Brillo di Warhol”.

La Fondazione, quindi, si appella al corretto esercizio del fair use. E sperano che la Corte di Appello tenga conto della sua istanza e riconsideri la sua decisione, riconoscendo che le opere d’arte di Andy Warhol sono trasformative dell’immagine della Goldsmith e quindi completamente protette dalla legge. Diversamente, sarebbero dolori.

https://warholfoundation.org/