Josef Albers, Malevic, la Bauhaus. Le citazioni nell’opera di Chung Eun-Mo, l’arte contemporanea coreana in mostra da Alessandra Bonomo

Roma

Chung Eun-Mo è un’artista nata a Seul che si è trasferita a New York nel 1964 dove ha studiato arte contemporanea al Pratt Institute e ottenuto un master in Fine Arts. Dal 1987 ha eletto l’Europa a suo luogo di adozione prediligendo l’Italia: nel 2009 si è stabilita a Torre Orsina, piccolo borgo umbro sulle colline vicino Terni e dal 2019 lavora nel suo nuovo studio di Milano. Si potrebbe definire cittadina del mondo, ma l’Italia ha avuto un ruolo importante nel suo percorso artistico perché il suo sguardo si è posato spesso su artisti rinascimentali. Non si deve inoltre tralasciare la sua fascinazione per il Suprematismo russo, possiamo pensare a Malevic o El Lissitzky con il loro rigore astratto-geometrico, o la sua attenzione a Josef Albers del Bauhaus.

Chung Eun Mo, installation view

Tra i suoi interessi, oltre l’arte contemporanea, l’architettura e il design. Nei suoi quadri, colore, forme e richiami architettonici si intersecano in un gioco tra bidimensionalità e tridimensionalità. Fino alla fine di febbraio, la Galleria di arte contemporanea Alessandra Bonomo a Roma ospita una mostra dell’artista in cui sono esposte 14 tele di piccole e grandi dimensioni. Di fronte all’entrata un quadro che richiama proprio la porta d’ingresso, e che può far pensare ad una finestra ecclesiastica dove le geometrie ed i colori dell’olio su lino – tecnica utilizzata per tutti i quadri – richiamano vetrate di chiese.
Mentre altre tre opere che possono alludere a lunette religiose sono inserite nella volta della seconda sala, proprio a dialogare con lo spazio che le ospita. Eun-Mo comincia a lavorare sulla tela a partire dai margini della stessa per poi creare dei giochi cromatici e degli elementi volumetrici.
Ad esempio nelle opere C1608 e C1619 – tutte le sue tele sono nominate da lettere e numeri – crea una volumetria che sembra uscire dal quadro e venirci incontro o, al contrario, proiettarsi verso l’interno.
Nelle opere C1913, C1912, C19106, C1910a e C19100, la geometria si compone in maniera tale che parti dei quadri sembrano fuggire verso una linea immaginaria laterale che oltrepassa le dimensioni della tela, invade la parete e si proietta oltre.

Chung Eun Mo, installation view

Altre opere sono più statiche e qui le forme vanno a creare direttrici precise che si perdono come in un labirinto senza inizio né fine; possono richiamare, ad esempio, delle piantine di una casa, con i loro incastri: sono statiche e dinamiche al tempo stesso. Un quadro che colpisce per la sua complessità e al contempo semplicità è C0702: una sfera circolare sembra carambolare dall’esterno verso l’interno dello spazio. Ma i colori e le geometrie che la conducono virtualmente alla sua posizione finale sono tutti diversi e creano un movimento circoscritto e vivace.

Essenziale nella poetica dell’artista è la tecnica: ad una distanza neanche troppo lontana, la pittura di Eun-Mo sembra di una precisione maniacale, ed in un certo modo lo è. Ma l’artista realizza tutto a mano, quindi, avvicinandosi, talora si vedono le imperfezioni tra le campiture che sono intenzionali. E non è solo questa la raffinatezza dell’artista, sempre ad una distanza ravvicinata si vede un diverso trattamento del colore: a volte il lino sottostante è molto evidente, a volte la pittura diventa coprente, e tutto ciò grazie ad un preciso intento tecnico che anima la tela e le regala un fascino unico. La continua scoperta di movimenti geometrici verso varie direzioni, diverse modalità di stendere il colore e imperfezioni volute, rendono le opere di Chung Eun-Mo una personalissima interpretazione della pittura.

Fino al 12 febbraio

Info: https://bonomogallery.com/