La quarta via, la mostra di Gioe, ago e filo, tra artigianato e arte contemporanea

Roma

«Non parlare mai di te senza concederti la possibilità di cambiare». Così Georges Ivanovič Gurdjieff, filosofo e mistico di origine greco-armena (il “centro di gravità permanente” cantato da Battiato trae ispirazione proprio dal suo pensiero). Parole che Rossana Calbi, curatrice – in collaborazione con Marta Di Meglio – della personale di Gioe La quarta via, prende in prestito per spiegare che «l’intero progetto dell’artista perugina si basa sull’idea del cambiamento, della mutazione». Presentata da Up urban prospective factory e Strange opera l’esposizione, allestita nello spazio di via Ciro da Urbino, 51 a Roma fino all’undici febbraio, si esplicita in sei opere sviluppate su pannelli di tessuto in cui le stoffe spiegano i colori e i fili tessono nuove, geometriche creature.

Gioe, Colibrì il quinto mondo

Di fatto, la tecnica del patchwork manifesta gli studi pittorici e scultorei di Gioe, classe 1981. L’antica perizia con cui Alighiero Boetti intesseva le proprie mappe, in cui la terra e l’esistenza dei suoi abitanti erano soltanto colori che si sommavano nel potere, e la capacità di Maria Lai di cucire la sua identità artistica, sono fonte di ispirazione per Gioe. L’artista riprende tale processo legato, indissolubilmente, all’ago e al filo – durante il suo percorso è stata la madre, sarta, a insegnarle a cucire – scegliendo di fare arte (con tutte le fascinose complessità del caso) per plasmare nuovi universi, sintetizzando dei personaggi che non solo si formano nei tessuti ma, soprattutto, si manifestano con/attraverso questi.

L’arte come “Quarta via” per oltrepassare i propri limiti; la personale di Gioe prende il la proprio dalle riflessioni di Gurdjieff, liberando animali e figure androgine che rievocano il potere e la vita. Tra artigianato e arte contemporanea, l’evoluzione che non ti aspetti.


Info: www.urbanfactoryroma.com