La Buzzi Unicem apre i suoi spazi all’arte

Guidonia

Un’iniziativa interessante si sta svolgendo in queste ore a Guidonia, nei pressi di Roma. Protagonisti una grande cementeria, la Buzzi Unicem, l’artista Alfredo Pirri e gli studenti di Architettura dell’università Roma Tre. Da cosa sono uniti? Dall’intento di stabilire un dialogo  tra impresa e creatività. Il progetto ArenA Buzzi Unicem, infatti, nasce con la mission di creare all’interno degli spazi industriali un luogo destinato ad accogliere diverse forme artistiche e culturali. Nel corso della giornata di apertura dell’iniziativa, lunedì 19 ottobre, oltre 50 studenti del corso di Progettazione architettonica e del dottorato in Paesaggi della città contemporanea, guidati dal prof. Paolo Desideri, hanno incontrato il management aziendale, l’artista e le istituzioni locali, quali l’Istituto di istruzione superiore Majorana, ripercorrendo le assonanze tra i mondi dell’arte, dell’industria e del territorio.

Il coinvolgimento degli studenti è proseguito sotto forma di una charrette d’architettura, un’ intensa settimana di progettazione, giornate di studio e seminari all’università per dare vita a progetti architettonici pensati per lo spazio messo a disposizione dalla fabbrica. Il workshop si concluderà il prossimo weekend con una presentazione dei progetti elaborati dagli studenti ad una giuria di professionisti.

Obiettivo della collaborazione tra i partner è quello di generare collaborazioni attive tra impresa e territorio, convergendo sui suoi bisogni, attraverso gli strumenti dell’arte e dell’architettura, come leve per la creazione di un luogo di cultura, multidisciplinare, aperto verso l’esterno: uno spazio di confronto e rinnovamento.

Il ruolo di Pirri è stato quello dell’ispiratore, attraverso la sua inventiva e la sua visione: «Durante la fase di ideazione del progetto – ha spiegato l’artista – ho realizzato una serie di acquerelli all’apparenza non riconducibili all’ambiente reale che ospiterà l’opera. Si tratta di immagini che, pur non essendo di tipo progettuale, ugualmente evocano e suggeriscono, attraverso forme e colori, andamenti spaziali e soluzioni concretamente praticabili. Immagini guida che definiscono un clima, una struttura immaginativa, un modus operanti caratterizzato da un andamento cromatico e fluido (come un acquerello…) che di tanto in tanto si solidifica, dentro lo spazio della fabbrica per dare vita ad ambienti fisici e momentaneamente abitabili. Soste destinate ad essere usate per i motivi più differenti dentro cui trattenersi da soli o con gli altri un momento prima di riprendere a muoversi».

«Valorizzare le relazioni con le comunità locali, innovando non solo sul piano tecnologico ma anche attraverso la generazione di stimoli nuovi derivanti dalle pratiche connettive dell’arte e di un welfare aziendale evoluto, contribuisce a creare valore per la comunità e senso di appartenenza tra i collaboratori dell’azienda – ha detto Antonio Buzzi, Chief Operating Officer di Buzzi Unicem -. L’arte può aiutare a progettare trasformazione, ad aprire un confronto, a stimolare una riflessione etica e senza pregiudizi a favore di sviluppo, evoluzione, crescita collettiva e individuale».

«Non è scontato che arte e architettura si riescano ad integrare, che un artista e un architetto possano ragionare assieme dello spazio e del progetto dello spazio – spiega Paolo Desideri, architetto e ordinario della cattedra di Progettazione Architettonica di Roma 3 -. Agli studenti proponiamo questo esercizio: esplorare da architetti il senso dello spazio, delle funzioni, delle tecniche nella narrazione dell’arte. Senza rinunciare all’orizzonte del reale dentro il quale si sviluppa il progetto di architettura».

 

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