La collezione di Nanda Vigo in mostra al Museo San Fedele

Milano

La collezione dell’architetta e designer Nanda Vigo arriva in mostra al Museo San Fedele – Itinerari di arte e fede di Milano. Una raccolta di tante opere che ricostruiscono un estratto della stroia dell’arte del Novecento. Si tratta di lavori che facevano parte della collezione privata di Nanda Vigo e che dopo la sua morte sono stati donati al Museo San Fedele e che dal 6 ottobre vengono esposti al pubblico. Capolavori dei più grandi maestri quali Vincenzo Agnetti, Armando, Bernard Aubertin, Joseph Beuys, Ugo Carrega, Hisiao Chin, Christo, Dadamaino, Agenore Fabbri, Jan Fabre, Luciano Fabro, Lucio Fontana, Oscar Holweck, Emilio Isgrò, Walter Leblanc, Heinz Mack, Piero Manzoni, Christian Megert, Hank Peeters, Otto Piene, Gio Ponti, Mario Radice, Mimmo Rotella, George Rickey, Mario Schifano, Jan Schoonhoven, Paul Talman, Giulio Turcato, Gunther Uecker, Nicolas Uriburu, Guy Van den Brande, Jef Varheyen ed Andy Warhol.

La collezione si inserisce pienamente nel percorso del Museo San Fedele, anzi, ne costituisce il punto iniziale. Basandosi sulle ricerche che prendono avvio dagli anni ‘50, le opere fanno emergere la necessità di «ripartire da zero», segnando una rottura definitiva con i dogmi dell’arte tradizionale: un cambiamento epocale, dunque. È un «ricominciare» che coinvolge i diversi aspetti della vita umana, come appare evidente nelle ricerche di Lucio Fontana che si propone di attraversare la superficie del reale per dirigersi verso l’“oltre” della tela, verso un assoluto, una trascendenza, o di Piero Manzoni, che intende proporre con i suoi Achrome spazi totali, aperti a infiniti significati possibili. La collezione Nanda Vigo costituisce dunque un’integrazione fondamentale delle opere già presenti in Museo che si snodano negli spazi della Chiesa di San Fedele e negli spazi annessi, facendo affiorare quella dialettica tra arte e fede, tra presente e passato, tra ricerca umana e ricerca religiosa, che esprime il desiderio dell’uomo di vivere un’esperienza, da cui affiori quanto è autenticamente umano, continuamente teso tra vita e morte, dolore e gioia, aspirazione a un destino di comunione e di fraternità.

Nella collezione, particolarmente significativo il nucleo delle opere di Piero Manzoni, legato da un sodalizio affettivo e artistico con la Vigo, che dagli encausti nucleari e dai catrami del primo periodo, giunge fino ai celebri Achrome: superfici primarie di ineffabile “infinibilità”, in cui l’artista sperimenta l’uso di “materiali acromatici”, come le tele imbevute di caolino, il cotone, le pressure su carta, il polistirolo, il cloruro di cobalto e la lana di vetro. La ricerca di Manzoni si spinge allo studio delle potenzialità creatrici dell’artista, sfociando talvolta in aperta provocazione al mercato dell’arte, come nel caso del Corpo d’aria, dell’Uovo con impronta, del Pacco, delle Linee e delle celebri “scatolette” (di cui il San Fedele espone la numero 1). Tutte opere poi autenticate con appositi assegni: pezzi estremamente rari presenti in esposizione.

Molto diversa è invece la poetica di Lucio Fontana, in cui il gesto dell’artista incontra e modifica la materia stessa dell’opera. Il grande Concetto spaziale di Fontana, del 1961, convive così con le contemporanee sperimentazioni con il fuoco di Otto Piene, e le opere di Henk Peeters, Armando, Jan Schoonhoven, oltre che di Christo, Emilio Isgrò e Walter Leblanc.

 

Museo San Fedele. Itinerari di Arte e Fede
piazza San Fedele, Milano
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