Sesso… A tre

Venezia

Tre menti per una mostra che attraversa un secolo attraverso lo sguardo degli artisti. A Untitled, 2020 è il progetto della curatrice Caroline Bourgeois, dall’artista e storica dell’arte Muna El Fituri e dall’artista Thomas Houseago. L’esposizione è frutto di un dialogo che li vede coinvolti tutti e tre su grandi temi quali l’attivismo, l’utopia, la perdita, il sesso… In totale 18 argomenti, ognuno dei quali riassunto in un’apposita stanza.

Il percorso si articola intorno a un installazione site-specific allestita nel Cubo dell’architetto Tadao Ando, nel cuore di Punta della Dogana. Si tratta della ricostruzione dello studio di un artista, concepito a partire da quello di Thomas Houseago, uno spazio dove i visitatori sono invitati a interagire con gli elementi che compongono il luogo di ispirazione dell’atto creativo. La mostra presenta i lavori di oltre 60 artisti di diverse generazioni (nati tra il 1840 e il 1995), tra cui un numero importante di artisti che hanno i loro studi, si frequentano, incrociano le proprie pratiche e traggono ispirazione gli uni dagli altri a Los Angeles, la città in cui anche Thomas Houseago e Muna El Fituri vivono. Le opere provengono in gran parte dalla Pinault Collection e da musei internazionali e collezioni private. Alcune sono state create appositamente per Punta della Dogana. «Ci conosciamo da più di dieci anni e ogni volta che ci ritroviamo, intraprendiamo lunghissime conversazioni sull’arte. C’è stato un momento in cui era diventato inevitabile che dovessimo curare una mostra insieme e abbiamo rapidamente convenuto su diverse scelte curatoriali fondamentali. Abbiamo lavorato come fossimo un’unica persona, come se le nostre menti e i nostri istinti si fossero fusi. Una cosa è stata evidente sin dal principio: volevamo evitare le scelte più ovvie sulla scultura moderna e la pittura, come Marcel Duchamp, Brancusi o Picasso. Questo non significa che non ammiriamo o rispettiamo profondamente questi artisti fondamentali, al contrario, ma non volevamo concentrarci su di loro. Volevamo prenderci un rischio artistico e presentare al pubblico un approccio all’arte contemporanea più delicato e sensoriale, un’esperienza corporea».

LA STANZA DEL SESSO
Tra le varie stanze c’è anche quella del sesso, in cui i tre curatori si confrontano sulla presenza e rappresentazione del sesso nel corso della storia dell’arte. Gli spunti di riflessione sono tanti. Dalla figura femminile, dalla qualità omoerotica del fare arte, fino alla competizione tutta maschile tra artisti. Una sala bizzarra ed eccentrica, il cui obiettivo resta comunque quello di annoverare il sesso tra le principali questioni di innesco del processo creativo nella storia dell’arte contemporanea.