D.F.V.O. (Dentro. Fuori. Verso. Oltre.) con Tellas

Abbiamo vissuto un momento molto duro da affrontare e Inside Art si è fatta delle domande. La risposta l’abbiamo sintetizzata in un ciclo di interviste in cui ci confrontiamo con gli artisti per analizzare la reazione umana a quanto stiamo e abbiamo vissuto. Il fil rouge di questa narrazione è  D.F.V.O. (Dentro. Fuori. Verso. Oltre.) scandito attraverso cinque brevi domande per capire quali sono stati i pensieri in giro in questo periodo che con oggi, 18 maggio, pare sia finito…Come spiega Rosa Ciacci, la curatrice di questa rubrica, edizione speciale di 5Points., infatti, ”Durante la quarantena mi sono chiesta un po’ di cose. Ho avuto tempo per farlo. Ho avuto tempo per affacciarmi dalla finestra e pensare anche da là. Ho avuto tempo per starmene un po’ affacciata. Già. E ho immaginato le vite delle persone che passavano: chissà che fanno, perché sono uscite, come si sentono, come vivono questo periodo. D.F.V.O. (Dentro. Fuori. Verso. Oltre.) Un po’ per fermarci.”

L’ultima intervista l’abbiamo fatta a Tellas, che ci racconta qui i suoi pensieri

 

 

Come ti senti? Cosa ti passa in mente in questi giorni? Pensieri? Idee nuove e/o idee che ritornano? Dentro la tua testa.

Mi sento abbastanza bene. Ho cominciato la quarantena in Argentina. Di ritorno dalla Patagonia, prima di rientrare in Italia con un volo straordinario, ho passato tre giorni in un piccolo appartamento nel centro di Buenos Aires. Sono tornato in Italia il 24 marzo, e mi sono dovuto chiudere nel mio studio, che fortunatamente si trova nella campagne del sud Sardegna, non lontano da Cagliari.
Sto passando questi giorni a creare, anche se poco. Passo il tempo soprattutto a leggere, ricercare immagini, scattare foto, ascoltare musica e andare in bici.
 Sinceramente non ho grandi idee, e per sviluppare il mio lavoro negli ultimi anni ho spesso avuto esigenza del ”viaggio”. Con il tempo ho pian piano scoperto che il viaggiare è un tassello importante ed essenziale in quello che faccio tutti i giorni, nella mia ricerca. Una delle cose che mi piace di questo periodo fluttuante, è il dare il dovuto tempo alle cose. Ho impiegato tre giorni a mettere ordine nei miei lavori, ai materiali, alla cassettiera dei miei disegni, oltre che alle varie cartelle sul computer. Oltre che ridipingere casa e riprendere con la lettura.
 In questo periodo storico mi sono accorto quanto la frenesia, l’iperattività e l’ansia di perdere del tempo ci stia divorando, me compreso.

#iorestoacasa. Cosa è per te casa? Spazi concreti. Spazi astratti. Dentro lo spazio.

Negli ultimi dieci anni ho quasi perso il concetto di casa. Viaggiando più o meno 9 mesi all’ anno, avevo quasi scordato quella stabilità e quei ritmi che ti danno l’avere un posto fermo, nonostante avessi comunque un luogo e uno spazio come riferimento. Ogni città dove mi fermo per almeno una settimana, con il passare dei giorni comincio a sentirla un po’ ”casa”.
Il tempo. È il tempo di ambientarsi, il sentirsi a proprio agio con lo spazio circostante, che rende un luogo nuovo ”casa”. Per me è un posto dove fare reset, dopo ogni viaggio. Mi fermo, riordino, per poi ricominciare. Ecco forse per me casa è anche questo. Come l’andare a capo su una pagina bianca del mio diario.


Cosa vedi fuori, se ti affacci? Come immagini fuori se non ti affacci (e se lo immagini)? Fuori dalla testa, fuori dallo spazio.

Dalla finestra del mio studio vedo un ambiente rurale. Un terreno arato, un uliveto giovane, delle serre. E le tonalità calde del cielo che contrastano con le curve dei monti. Questo è quello che vedo adesso, quasi l’ora del tramonto.
Cambia il tempo, cambiano le stagioni, cambiano i colori in ogni momento della giornata. Mi piace immaginare le città vuote. Le strade prive di persone, di auto, tram e autobus che fanno avanti e indietro. Solo il suono del vento e quel senso di spazio vuoto, anche se ormai contaminato.

Penso a quanto dev’essere bella via dei Fori Imperiali a Roma in questo momento…

Desideri. Necessità. Bisogni. Ti manca qualcosa? Ti manca davvero qualcosa? Il tuo tempo libero ”in gabbia”. Verso chi e/o cosa.

Mi manca prendere l’aereo. Arrivare in un nuovo posto, vedere nuovi spazi, nuove persone, e nuovi colori. In realtà ho anche un senso di paura del riprendere i ritmi che da mesi ho perso, nonostante non mi sia mai fermato a pensare, creare. È quell’ossessione del nuovo, di cambiare, che forse mi fa sentire meglio.
 Sto ascoltando ”Smania ‘e cagna” dei 24 Grana.

Sembra tutto un po’ assurdo. Fiction. Reality. Un tuo film: qualche battuta. Oltre.

Film. Finora non ho guardato tanti film. Però in questo periodo, dopo un’ intervista dove ho parlato del cinema di Harmony Korine, ho voluto riguardare la sua filmografia.
 E Gummo è veramente un film assurdo. È assurda la trama, che non esiste, e sono assurde le vicende e i personaggi.
E nel film essendo un po’ documentario e un po’ film fatto in casa, anche se certamente più macabro e grottesco, ho ritrovato un po’ di questo momento storico. Tutto sembra surreale e assurdo.

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