Stiamo vivendo un momento molto duro da affrontare e Inside Art si è fatta delle domande. La risposta è sintetizzata in questo ciclo di interviste in cui ci confrontiamo con degli artisti per analizzare la reazione umana a quanto stiamo vivendo. Il fil rouge di questa narrazione è D.F.V.O. (Dentro. Fuori. Verso. Oltre.) scandito attraverso cinque brevi domande per capire quali sono i pensieri in giro in questo periodo. Come spiega Rosa Ciacci, la curatrice di questa rubrica, edizione speciale di 5Points., infatti, ”In questi giorni di quarantena mi sono chiesta un po’ di cose. Ho avuto tempo per farlo. Ho avuto tempo per affacciarmi dalla finestra e pensare anche da là. Ho avuto tempo per starmene un po’ affacciata. Già. E ho immaginato le vite delle persone che passavano: chissà che fanno, perché sono uscite, come si sentono, come vivono questo periodo. D.F.V.O. (Dentro. Fuori. Verso. Oltre.) Un po’ per fermarci.”
A risponderci oggi è Pamela Pintus.
Come ti senti? Cosa ti passa in mente in questi giorni? Pensieri? Idee nuove e/o idee che ritornano? Dentro la tua testa.
È difficile descrivere come mi sento. Sospesa. Disattivata. In attesa. È come vivere un tempo ”altro”. Forse è davvero la prima volta in cui c’è stasi, in cui non sei tu a fermarti, per volontà o meno, mentre tutto il resto del mondo corre. In quei momenti ti senti fuori dal flusso, fermo mentre tutto scorre, e quindi ti sembra sempre di perdere tempo, di perdere vita. In qualche modo sei sempre un po’ distratto dal brusio di fondo e mai realmente concentrato sul qui e ora. Adesso invece è diverso. Tutto è fermo, incredibilmente. Nessuna distrazione. Ed è una condizione nuova per quanto insolita. Un tempo ”sospeso”, un tempo per tutto ciò per cui non si ha mai tempo. Non credo sia per me la condizione favorevole per la nascita di nuove idee e nuovi progetti, quello avverrà dopo. Ogni esperienza ha bisogno di tempo per essere metabolizzata. Ha bisogno della giusta distanza per essere guardata e capita fino in fondo.
#iorestoacasa. Cosa è per te casa? Spazi concreti. Spazi astratti. Dentro lo spazio.
Casa per me è un luogo di libertà estrema, totale, senza vergogna, in cui poter essere me appieno, con i miei tempi e i miei modi. In effetti forse più un concetto che un luogo concreto perché di fatto ricreabile in qualsiasi posto nel mondo. Non sono mai stata molto attaccata alle cose concrete, luoghi fisici…pensandoci bene per me casa è più un tono di verde, una luce particolare, un orizzonte. Sono i colori della natura che mi circonda da quando sono nata e che mi sono entrati dentro. I colori sono in qualche modo radici. Il colore del mare del Nord non è quello del Mediterraneo. La foresta nera non ha i colori dei boschi di querce e sugheri. Più si va verso Nord più la luce diventa livida, più si scende a sud più diventa di un giallo intenso, finanche rossa. Nord e Sud se si guarda ad un unico emisfero ovviamente, Poli ed Equatore se ci si riferisce all’intero Globo, in ogni caso arriva un momento in cui ci si sente davvero lontano da casa. Non lontano dalle proprie quattro mura ma lontano da un certo tono di verde o di azzurro, da un certo tipo di luce. Quindi forse casa è anche una risonanza interiore. Ma più di tutto sono le persone che amo. Nei loro occhi, nei loro abbracci mi sento a casa. In un posto molto speciale, dietro l’orecchio di mio figlio sono a casa.
Cosa vedi fuori, se ti affacci? Come immagini fuori se non ti affacci (e se lo immagini)?. Fuori dalla testa, fuori dallo spazio.
Se guardo fuori vedo prati e boschi, pappagalli ed upupe, cardellini, aironi e tortore. Merli che volano basso sfiorando l’erba e falchi che volteggiano alti in cerca di prede, volpi dopo il tramonto e pipistrelli all’imbrunire. Vedo il ciliegio fiorire e le margherite sbocciare. Vedo lucertole che lottano per vincere un accoppiamento e api operose che succhiano il nettare degli alberi in fiore. Se guardo fuori vedo la vita. Vedo che alla Natura non gliene frega niente di questo momento, lei ”è” sempre e comunque e anzi torna a prendersi gli spazi lasciati vuoti da noi. Un nuovo ciclo inizia proprio in un momento per noi di dolorose perdite e questo seppur da un lato tende ad evidenziare il contrasto, dall’altro ci consola, ci riporta ad un pensiero di unità e speranza. Vita e morte sono parte della stessa medaglia, parte della natura. Se guardo fuori vedo la primavera che arriva, nonostante tutto, nonostante noi.
Desideri. Necessità. Bisogni. Ti manca qualcosa? Ti manca davvero qualcosa? Il tuo tempo libero ”in gabbia”. Verso chi e/o cosa.
Beh mi mancano i miei amici. Di alcuni ho una particolare nostalgia. Certo, la tecnologia aiuta a non sentirsi troppo lontani ma nessuna tecnologia può restituirti l’intimità di certi brindisi seduti allo stesso tavolo. Mi manca anche viaggiare, molto, e non sapere quando potrò tornare a farlo mi inquieta. Per il resto, fortunatamente penso di essermi sempre rispettata nel profondo, di essermi ascoltata e capita nelle mie necessità e di essermi assecondata per il meglio.
Certo non senza difficoltà, tormento, passione e volontà. Arrendersi e lasciar andare è sempre molto più semplice. Spesso mi hanno aiutato alcune frasi, una manciata di parole che ripetute nei momenti giusti aiutano, tipo: ”Si può sempre dire di no”; ”Si può scegliere. Sempre”; ”A tutto c’è un rimedio” e non ultima ”Dove arrivi metti il punto”, una frase che mi ripeteva sempre mia nonna nei momenti di maggior sconforto, quando mi sembrava di non farcela, e che ora che lei non c’è più mi ripeto da sola, come un mantra, perché ogni tanto serve anche darci una pacca sulla spalla e avere cura di noi, non siamo robot.
Sembra tutto un po’ assurdo. Fiction. Reality. Un tuo film: qualche battuta. Oltre.
Mi viene in mente Il posto delle fragole (titolo originale Smultronstället) un film del 1957 che adoro, diretto da Ingmar Bergman. È un sottile intreccio tra realtà, ricordo e sogno. Inizia con un incubo del protagonista, il dottor Isak Borg che sogna il suo funerale. La riflessione sulla sua morte lo porterà a riconsiderare tutta la sua vita in un viaggio attraverso i luoghi e i ricordi della sua gioventù, giungendo infine ad una sorta di catarsi spirituale che lo spingerà ad un cambiamento seppur tardivo. Ciò mi fa pensare al periodo che stiamo attraversando, l’incubo in cui siamo piombati tutti, che ci porterà a riconsiderare le direttrici della nostra esistenza e le basi su cui abbiamo costruito le nostre moderne società occidentali. Credo si avvierà un profondo cambiamento e spero che ognuno di noi possa infine ritrovare il suo ”posto delle fragole”, quella primavera in cui tutto è ancora in potenza, tutto deve ancora accadere e tutto può ancora succedere.