Il Macro di Roma riapre con la nuova direzione artistica di Luca Lo Pinto, già curatore della Kunsthalle Wien e fondatore nel 2004 della rivista Nero Magazine insieme a Francesco de Figuereido, Valerio Mannucci e Lorenzo Micheli Gigotti. Il nome del progetto di Lo Pinto è ”Museo per L’immaginazione Preventiva” che rende omaggio all’Ufficio per la Immaginazione Preventiva, che si occupava dell’arte nei suoi punti di vista chiari ed oscuri nella volontà di rivoluzionare la società, e fondato nel 1973 da Franco Falasca, Tullio Catalano e Carlo Maurizio Benveduti. Si evidenzia la volontà di guardare al futuro facendo tesoro del passato. Il Museo sarà inaugurato il 24 aprile in un grande opening, ma l’apertura definitiva avverrà il 3 ottobre 2020 fino a chiusura del mandato nel 2022. Il Macro ora verrà pensato come un diffuso magazine tridimensionale che accoglierà opere d’arte, musica, design, editoria, incontri, eventi di approfondimento e formazione, monografie interdisciplinari; la scelta della formula del Magazine è in parte dovuta all’evoluzione dell’esperienza avuta dal neo Direttore all’interno della rivista Nero. Luca Lo Pinto ha sottolineato i due punti principali su cui si baserà il suo progetto: «il pensare il museo in una forma sperimentale e il riuscire a renderlo gratuito per veicolare i contenuti dell’arte contemporanea ad un pubblico differenziato che aggiunge prospettive diverse rispetto agli addetti ai lavori». In ciò si legge una continuità con il Macro Asilo diretto da Giorgio de Finis, in carica fino al 31 dicembre 2019.
La differenziazione si articola in un programma curatoriale strutturato in canali più definiti, e che presenta settori delineati, sviluppando in maniera nuova l’esperienza precedente di de Finis. Ora l’assetto del Museo sarà nuovo perché concepito come un’unica mostra nell’evoluzione di un andamento tentacolare nella suddivisione delle zone secondo un concetto linguistico. L’attuale offerta del modello compositivo del Macro si determina in principi quali la gratuità, l’aspetto di multidisciplinarietà nell’allargamento a settori anche lontani dall’arte tradizionalmente intesa, che prendono origine dalla rivoluzione che ha fatto de Finis nella conduzione di un museo, e che vengono qui incanalati in decisioni e attuazioni sistematiche precise di gestione e di composizione delle proposte tematiche e concettuali con risorse dovute all’esperienza precedente di Lo Pinto. La vitalità e la ricchezza del progetto del neo direttore sta nel fatto di avere immaginato un organismo compiuto e strutturato, aperto e istituzionalizzato allo stesso tempo, accompagnato da scelte mirate, con l’attuazione della sua personale visione grazie al suo personale bagaglio curatoriale. Non a caso è stato creato per la nuova identità un avatar (il creatore è l’ art director e designer Marco Campardo), che si rifà ad un animale, il polipo, una figura familiare interpretata dall’artista Nicola Pecoraro, che lo ha disegnato. Vari i piani semantici cui si riferisce l’avatar: una testa che si dirama in tanti canali e direzioni, è poi cangiante e metamorfico, non aggressivo, ma con carattere, simbolo di discussione teorica sull’Antropocene.
Lo Pinto si sofferma «sull’inclusività che dovrà avere il museo e sul fatto che gli artisti dovranno essere protagonisti, a livello romano, nazionale ed internazionale». Sarà riportata alla luce la collezione permanente, ma solo tramite le fotografie di Giovanna Silva composte in un enorme Wall-paper, non saranno accessibili i depositi, né ci sarà una rotazione di opere della collezione, però si aggiungeranno nuove acquisizioni dei più contemporanei nella prospettiva di dar voce alle nuove realtà. Nella fruizione della collezione la nuova direzione del Macro ha lavorato con la Sovrintendenza capitolina, rappresentata in conferenza stampa da Maria Vittoria Marini Chiarelli che ha sottolineato come «la musealizzazione della contemporaneità è un ossimoro, ma che tale contraddittorietà può essere superata da un lavoro serio». Nell’introduzione alla conferenza stampa Cesare Pietroiusti, Presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo, ha parlato dell’Azienda Palaexpo come di polo fondamentale del contemporaneo nella città di Roma e di cui il Macro è un tassello essenziale. Si è poi dibattuto sugli stanziamenti per il Macro che ammontano a 700.000 euro annui. Si vuole trasformare il Museo in un valore aggiunto per la città attraverso varie sezioni che si dipaneranno nella sua non facile architettura. La sezione ”Retrofuturo: Appunti per una collezione” sarà adibita per la collezione permanente: «La responsabilità nel far fruire la collezione permanente di un museo è sempre una sfida ardua anche perché la conoscenza delle opere d’arte avviene sempre più attraverso fotografie e video, e resta il fatto che esse sono, per la maggior parte delle volte sono chiuse all’interno dei depositi», dichiara Lo Pinto, e continua: «La collezione del Macro è fisicamente sotto i piedi dei visitatori, ma gli spazi sono inaccessibili. Lavorerò su di essa come meta-collezione anche analizzando quali scelte sono state fatte per la selezione di queste opere acquisite dal Comune di Roma a partire dagli anni Sessanta, come prodotto di una determinata politica culturale». «Mi concentrerò su artisti italiani ancora non rappresentati nelle collezioni pubbliche, coinvolgendoli in un invito aperto a partecipare alla creazione di una collezione in progress e in dialogo con quella attuale». Luca Bergamo, vice Sindaco e Assessore alla Crescita culturale di Roma parla del fatto che agire unicamente nel privato può portare a forme riduttive e distruttive dello sviluppo del bene comune e del capitale umano che possono essere alimentati dalle istituzioni pubbliche mettendo in contatto il cittadino con la propria città e la cultura. E non è un caso che il Macro Museo per L’immaginazione Preventiva verrà inaugurato ad ottobre durante il periodo della Quadriennale, del Romaeuropa Festival e di Contemporaneamente Roma.
CHI È LUCA LO PINTO
Nato a Roma, 1981. Dal 2014 ha lavorato come curatore della Kunsthalle Wien dove ha organizzato le personali di Camille Henrot, Gelatin/Liam Gillick, Pierre Bismuth, Nathalie du Pasquier, Babette Mangolte, Charlemagne Palestine, Olaf Nicolai e le collettive Time is Thirsty; Publishing as Artistic Toolbox: 1989-2018; More than just words; Individual Stories–Collecting as Portrait and Methodology; One, No One, One Hundred Thousand; L’Exposition Imaginaire; Function Follows Vision, Vision Follows Reality. Tra le altre mostre curate si segnalano Luca Vitone–Io, Luca (PAC, Milano); XVI Quadriennale d’Arte (Palazzo delle Esposizioni); Le Regole del gioco (Fondazione Achille Castiglioni); Trapped in the Closet (Carnegie Library/FRAC Champagne Ardenne); Antigrazioso (Palais de Toyko); Luigi Ontani–AnderSennoSogno (Museo H.C. Andersen); D’après Giorgio (Fondazione Giorgio e Isa de Chirico). Nel 2004 ha co-fondato la rivista e casa editrice NERO. I suoi scritti sono apparsi su numerosi cataloghi e riviste internazionali. Si è occupato della redazione di libri di artisti quali Luigi Ontani, Babette Mangolte, Gino De Dominicis, Mario Garcia Torres, Olaf Nicolai, Giorgio Andreotta Calò, Emilio Prini, Mario Diacono, Charlemagne Palestine. Nel 2012 ha curato la pubblicazione Documenta 1955-2012. The Endless Story of Two Lovers. Nel 2014 ha ideato il progetto editoriale 2014 concepito come una time capsule.