Fiore aperto fiore chiuso

Roma

La Galleria Richter Fine Art inaugura domani 10 dicembre con Fiore aperto fiore chiuso, bi-personale di Maurizio Bongiovanni e Giulio Catelli. Allusione, il titolo, a due differenti registri del sentire, ai tempi propri della pittura, alle sue valenze seduttive, umbratili o sfavillanti. I due pittori sono stati chiamati a lavorare insieme e a confrontarsi all’interno di un laboratorio, scaturito poi nel percorso espositivo. Non è la prima volta che la galleria di Roma segue questo approccio, trattandosi del terzo anno consecutivo in cui tenta la mostra – laboratorio. Un esperimento in linea con i tempi, che riconsidera il lavoro curatoriale dell’artista oltre che la sua dimensione laboratoriale, escludendo altri elementi da tale processo.

«Abbiamo fatto delle belle riflessioni – affermano gli artisti – e i nostri discorsi ci hanno portati in un giardino, per l’esattezza in un roseto. Siamo rimasti affascinati dagli steli recisi… poi ci siamo distesi in questo roseto e abbiamo iniziato ad ascoltare musiche degli anni ’40 e ‘50 sul tema delle rose… abbiamo messo delle rose in un vaso, forse poche ma sufficienti”. Sebbene entrambi incentrati sulla figura, le pratiche e le linee di pensiero che formano il lavoro dei due artisti si separano, per poi trovare un punto di congiunzione. Maurizio Bongiovanni (1979) presenta una narrazione del corpo e dei suoi umori che è totalmente schietta e non conosce limite di tempo o spazio. È la modernità liquida di Bauman a celarsi dietro al suo lavoro, perché fatto da fluidi il cui contenuto è suturato insieme da materiale di origine disparato. Questi compositi liquidi tracciano visivamente gli slittamenti tra antico e contemporaneo, sfocando i binari di genere e la divisione tra natura e artificio. Applicando efficacemente l’antica tradizione della ritrattistica per raccontare il presente, l’artista ha sviluppato uno stile adatto a un periodo di conflitto radicale che circonda il valore della verità estetica e fattuale.

Per Giulio Catelli (1982) il vissuto è senza dubbio meno evidente, mentre il racconto riportato dalla pittura è piuttosto quello delle suggestioni e dei piccoli dettagli del quotidiano. Giulio Catelli è tra i pochi pittori reduci dalla sempre più rara ”esperienza en plein air”, e ciò aggiunge un incisivo valore esperienziale al suo lavoro.

Nella sua pittura, ma soprattutto nei suoi ultimi lavori, ha rarefatto i segni e ridotto all’essenziale la materia pittorica, dando maggiore sintesi all’immagine. Sebbene figurativa, l’opera di Catelli non diviene mai narrazione e non cede mai ai tranelli dell’illustrazione. Fiore aperto fiore chiuso è aperta fino al 24 gennaio 2020.