Valentina De’ Mathà e il suo progetto #INTHESPACE al Macro

Roma

Letteralmente, la parola ”spàzio” deriva dal latino ”spatium”, nel significato di «essere aperto». Con l’installazione di Valentina De’ Mathà #INTHESPACE, visitabile sino ad oggi e che ha animato la Black Room del Macro Asilo di Via Nizza per tre giornate intere, l’arte si è concettualmente aperta e adeguata ad un’ era digitalizzata: lo stato di penombra induce il visitatore, in maniera del tutto spontanea e naturale, ad utilizzare la luce del proprio smartphone, oggetto d’ormai imprescindibile uso quotidiano. L’artista invita addirittura a scattare fotografie e video servendosi del flash, a postare immagini sui social network usando l’hashtag che è il titolo stesso del suo lavoro, per un’esperienza di totale interazione e fidelizzazione con il pubblico. La genesi del progetto #INTHESPACE si è avuta dalla riflessione sulla complessità e sul disordine della società odierna così come profeticamente narrati ne Le città invisibili di Calvino, i cui racconti di luoghi immaginari e paradigmatici si intersecano e si proiettano nella società contemporanea: le strutture relazionali e organizzazione dati che troviamo nella vita quotidiana e nella comunicazione [dal latino communico = mettere in comune, far partecipe] influenzano modo di esprimersi della società di oggi, gli scambi culturali, le relazioni interpersonali, il concetto di spazio come luogo di aggregazione sociale, come agglomerato di persone. Attraverso i riflessi e la lucentezza dei suoi poliesteri emulsionati, De’ Mathà crea la sua città invisibile ma reale, tangibile, perfettamente al passo coi tempi, un hortus conclusus di tecnologia: un chiaro rimando agli schermi lucidi e levigati degli smartphone attraverso i quali inevitabilmente siamo soliti comunicare. Le tramature generate dalle incisioni praticate sulle superfici in poliestere simboleggiano infatti apertamente le reti social e la conseguente frammentazione dell’Io di ognuno oltre una realtà sempre più rarefatta e distorta, che continuamente ci connette per sconnetterci dal vero.