Camilleri è morto. Ci mancherà

Roma

Andrea Camilleri alla fine si è spento questa mattina, non è riuscito a superare le condizioni critiche in cui versava dopo essere stato colpito da un infarto. Aveva 93 anni ed era ricoverato all’Ospedale Santo Spirito di Roma. I funerali si svolgeranno in orma riservata e nelle prossime ore si saprà dove gli sarà reso omaggio. Ci lascia uno degli scrittori italiani contemporanei tra i più conosciuti, in Italia e all’estero, autore di oltre cento libri, quasi sempre gialli, molti dei quali ispirati alle indagini della sua creatura che l’ha reso celebre: il Commissario Montalbano. Con lui scompare anche quella poetica così originale, ma allo stesso tempo tanto espressiva e peculiare, semplice e diretta, basata sull’utilizzo di un linguaggio inconfondibile, il cosiddetto ”vigatese”, un misto tra italiano e siciliano. La Sicilia, questa terra perde una vera e propria bandiera e icona. Un’icona di garbo, identità e correttezza, un vero signore delle Due Sicilie, avvezzo al sorriso e alla creatività.

LA VITA
Camilleri era nato nel 1925 a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, ma raggiunse il successo soltanto in età già avanzata, a quasi 70 anni, dopo una lunga carriera di regista, sceneggiatore e funzionario della RAI. Per molto tempo infatti faticò a trovare un editore e un pubblico: per pubblicare il suo primo romanzo, il giallo Il corso delle cose, si rivolse a una casa editrice a pagamento, Lalli. Era il 1978 e mancavano ancora 20 anni alle decine di migliaia di copie vendute di La concessione del telefono, peraltro il primo libro a essere venduto dalla libreria online IBS, e alla consacrazione – come si dice in questi casi – di Camilleri. Poi pubblicò con alcune delle maggiori case editrici italiane, Mondadori e Rizzoli, anche se la maggior parte dei suoi libri sono usciti per la casa editrice siciliana Sellerio, la sua casa editrice ”sartoriale”. Era un autore molto prolifico: sono stati pubblicati più di cento libri a suo nome e anche in questi ultimi anni ha continuato a pubblicare più di un nuovo libro all’anno (sei in media), sempre arrivando in cima alle classifiche dei libri più venduti. Anche nelle ultime settimane Il cuoco dell’Alcyon, l’ultimo romanzo con protagonista il commissario Salvo Montalbano, uscito il 30 maggio, è stato nelle prime posizioni.

Lo scrittore siciliano se ne va lasciando un’intera generazione orfana di un riferimento intellettuale e popolare talmente stimato e amato da essere considerato una sorta di ”nonno” putativo. Proprio così. Il successo di Camilleri ha accompagnato la crescita della ”classe anni Ottanta”, che ha saputo coinvolgere e stimolare con una dialettica che trasmetteva un senso di amicizia. La sua onnipresenza sulla scena culturale, scandita dai suoi continui romanzi e dalle serie televisive su Montalbano, non è mai apparsa ingombrante e inopportuna, proprio grazie a quella delicatezza nei modi e nel lessico, che esaltava la sua eleganza e signorilità di spirito. Tutte virtù che davano forza e vigore a ogni sua opinione o messaggio, anche quando, senza nascondere le sue preferenze politiche, negli anni Duemila prendeva parte a dibattiti e confronti in cui criticava il Governo Berlusconi o in quelli più recenti in cui si opponeva alle politiche restrittive sull’immigrazione. 

Andrea Camilleri ci lascia, ma continuerà a vivere nell’immaginario collettivo come uno dei principali interpreti della narrativa popolare contemporanea e come un simbolo di un’Italia perbene, colta e ricca di passione. Ci mancherà.