Un’Arca ci salverà. La realizzeranno 24 artisti. Ecco il progetto

Roma

Un’arca grazie alla quale trovare salvezza. Si tratta del progetto Arca collective, nato da un’idea di Silvana Prestipino Giarritta e diretto da Davide Dormino. Hanno coinvolto un collettivo di 24 artisti, con l’obiettivo di creare una monumentale installazione itinerante, che viaggi in varie città italiane ed europee, impegnata a sottolineare l’esigenza di abbattere le frontiere dell’individualismo, richiamando i concetti di arca o archetipo, ovvero l’ ”equipaggio” a cui tutti apparteniamo. I partecipanti al progetto sono Angelo Bellobono, Arianna Bonamore, Laure Boulay, Loris Cecchini, Elvio Chiricozzi, Laura Cionci, Angelo Cricchi, Iginio De Luca, Carlo De Meo, Davide Dormino, Rocco Dubbini, Silvia Giambrone, Paolo Grassino, Davide Monaldi, Mariagrazia Pontorno, Luigi Presicce, Daniele Puppi, Pietro Ruffo, Mustafa Sabbagh, Alice Schivardi, Donatella Spaziani, Giuseppe Stampone, Eugenio Tibaldi, Antonio Tropiano e Delphine Valli. Ognuno di loro sarà invitato a collocare una sua opera all’interno della stiva dell’arca.

L’opera, realizzata con il supporto di Casa Musumeci Greco, sarà costituita da 12 coppie di costole di legno (di altezza variabile tra i 2,3 m ed i 3,5 m per una larghezza di 0,5 m ciascuna e distanziate tra loro di 0,7 m) per un totale di 24 elementi che si configurano come la chiglia di un’imbarcazione, contenitore accogliente, allegoria di un’enorme cassa toracica la cui struttura ossea verrà realizzata da Davide Dormino come supporto ed alloggiamento primario che accoglierà tutte le altre 24 opere.

L’arca così come la cassa toracica, protegge e custodisce, ed ogni artista è stato chiamato ad interpretare, attraverso il proprio lavoro, un organo del corpo umano. La concavità delle costole e l’ingombro della loro proiezione a terra costituiranno la volumetria ideale al cui interno ogni artista potrà sviluppare il proprio intervento, dando vita a un Organismo Artistico Collettivo, dove l’io (artista/organo/costola) vive e genera, insieme e grazie agli altri (co-artisti/organismi/arca), senza i quali sarebbe destinato a non sussistere, quindi a non esistere e non essere.

La lunghezza complessiva dell’opera sarà di circa 15 metri per una larghezza di 6,5 metri e verrà realizzata a partire da elementi lignei provenienti dai tronchi degli alberi abbattuti dalla catastrofica alluvione che ha colpito il Triveneto nell’autunno 2018, per sensibilizzare il pubblico sulle note istanze di sostenibilità e salvaguardia ambientale. Arca Collective infine richiama inevitabilmente al mare, elemento in grado di “muovere e far muovere”, ma anche che unisce attraverso il suo fondale: i fondali oceanici, infatti, collegano tutti i paesi tra loro, seppure questi ultimi risultino separati dall’acqua.

Il progetto è partito e l’arca, se tutto va bene, dovrebbe salpare nel 2020, probabilmente con prima destinazione Lisbona, o Marsiglia.