We contain each other

Roma

”Raramente l’occhio si ferma su una cosa, ed è quando l’ha riconosciuta per il segno d’un altra cosa: un’impronta sulla sabbia indica il passaggio della tigre, un pantano annuncia una vena d’acqua, il fiore dell’ibisco la fine dell’inverno”. Italo Calvino descriveva così l’immagine dell’entrata a Tamara, una delle sue Città Invisibili, riflettendo sull’idea della città e dei segni. Un‘immagine, questa, che sembra imprimersi con forza in chi varca la soglia dei nuovi spazi della galleria ADA a Trastevere, che ospita fino a domani la mostra We contain each other (Breve storia di una spugna)Ad accogliere il visitatore, ergendosi sul pavimento a scacchiera, c’è infatti la grande installazione in ferro e vetro che dà il la all’intera mostra. Una serie di porte, sovrapposte e intrecciate, che suggeriscono l’accesso a un mondo altro, a una narrazione fatta di segni, dove ”l’occhio non vede cose ma figure di cose che significano altre cose” (Italo Calvino, Le città invisibili). Un raffinato gioco di metonimie e trasformazioni costella l’imponente struttura: una mano, un ponte, un elfo, un pattern, che riportano la mente alle cronache fantastiche della narrativa d’avventura. Ogni porta è un racconto e tutte insieme un crogiolo di segni tanto improbabile quanto affascinante.

La storia procede attraverso gli spazi espositivi, che divengono luogo irreale, caratterizzati dall’artista prima con dei personaggi, gli spettatori del racconto, e successivamente con una sorta di chimera finale. Una piccola scultura lucida e indecifrabile si trova sul pavimento, al centro del piano sotterraneo della galleria, riflettendo le proprie forme su una scintillante amalgama di bitume e asfalto. Il misterioso oggetto è prezioso, traguardo fascinoso e composito della narrazione di ognuno. La mostra di Gaia Di Lorenzo non è la storia di una spugna, è quella di ogni essere umano una volta presa la distanza e osservato – come fosse un libro o un tripudio di porte a vetro – quel turbine di emozioni, incontri, fantasie, suggestioni, sogni e storie di cui il libero arbitrio si compone. Questa storia non è poi certamente breve: è densa e potenzialmente atta all’infinito, volendo immaginare quelle porte roteare su se stesse come una giostra.

Fino al 25 maggio

ADA, Roma, Via dei Genovesi 35
info: [email protected]

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