In occasione della Biennale internazionale d’arte di Venezia 2019, avrà luogo la prima retrospettiva italiana dedicata ad Arshile Gorky. La mostra ripercorrerà tutta la carriera del pittore armeno naturalizzato statunitense attraverso 80 lavori provenienti dalla Tate di Londra, dalla National Gallery of Art a Washington, dal Centre Pompidou di Parigi e dall’Israel Museum di Gerusalemme. Arshile Gorky: 1904-1948, curata da Gabriella Belli, direttrice della Fondazione Musei Civici di Venezia, e da Edith Devaney, curatrice alla Royal Academy of Arts di Londra, parte dalle sue prime opere realizzate negli anni ’20 per arrivare agli anni della maturità, caratterizzati dall’influenza dell’espressionismo astratto e del surrealismo. Alfred H. Barr, Jr., il direttore fondatore del Museum of Modern Art di New York, nel 1943 aveva affermato che il lavoro di Gorky era troppo in debito nei confronti dei grandi artisti del passato. La mostra, in un percorso che racchiude tutta la sua opera, vuole dimostrare il contrario. «Ciò che possiamo vedere dalla nostra prospettiva ora e ciò che questa indagine retrospettiva cerca di dimostrare, – dichiara Devaney – è che la voce artistica di Gorky può essere rilevata sin dall’inizio, anche quando sembra essere immerso nell’interrogazione del lavoro degli altri». Gorky ha sintetizzato un nuovo approccio alla pittura, e il suo interesse per i suoi predecessori e colleghi è presente anche nei lavori successivi. Ad esempio in The Beginning del 1947 si percepisce «la linea di Miró, il colore di Kandinsky e l’equilibrio tra le immagini della realtà e le astrazioni dall’immaginazione di Matta». Presentata in collaborazione con la Fondazione Arshile Gorky, sarà ospitata a Ca’ Pesaro dall’8 maggio al 22 settembre.