Siamo tutti o quasi tornati dalla spiaggia al lavoro, dalla luce all’ombra delle lampadine al tungsteno ma l’estate tecnicamente non è finita e, allora, possiamo ancora chiederci: perché i greci glielo facevano così piccolo alle loro statue? L’avrete pensato milioni di volte e casomai non avete fatto la domanda per paura di sembrare ignoranti, fuori luogo, o sgarbati. E ora, come a leggervi nel pensiero, ecco la risposta; anche se è un po’ più complicata del previsto.
Cominciamo da una evidenza: tutte le statue greche, senza eccezione di epoca, ce l’hanno piccolo e così pure quelle romane, che da queste derivano, e giù via passando per il Rinascimento e il Neoclassicismo, fino a diventare uno standard che farebbe sembrare assurdo il contrario. Ma allora, sono proprio i greci che non hanno il dono della super-dote? No, non è per questo.
La soluzione del giallo è un po’ più sfaccettata: le statue, per i greci, esprimevano sotto una forma idealizzata i canoni di bellezza della loro epoca. La nudità nella penisola non era certo un tabù: «La consideravano contemporaneamente – dice lo storico Flavien Villard al giornale francese Beaux Arts – eroica e autentica, mostravano spesso il corpo maschile nudo in tutta la sua forza e potenza». Ecco allora l’importanza dello sport nella cultura ellenica, della box, della corsa. E pensare che si allenavano addirittura nudi!
«Se guardiamo – continua Villard – attentamente le sculture ci accorgiamo che ci sono più addominali di quanto sarebbe possibile, che non c’è grasso, che insomma è un corpo totalmente idealizzato e per il sesso è la stessa cosa: è volontariamente più piccolo della media e sempre a riposo». Sì, ma perché? Nella civiltà greca l’uomo doveva essere razionale, intelligente, controllato e capace di superare la propria animalità: per loro è la ragione che domina il desiderio. «Quindi – approfondisce Villard – un pene importante è visto come un indice di sessualità esagerata, di una personalità orientata tutta verso il sesso, incapace di controllare le sue pulsioni». A conferma di questa visione il pene in erezione è esclusiva di figure animalesche che non controllano i proprio istinti, come per esempio i satiri.
Per concludere, il pene piccolo era considerato simbolo di intelligenza e così è stato ereditato nella cultura romana, che a sua volta ha influenzato il Rinascimento fino a fissare il canone nei secoli successivi, ma dimenticando lentamente la ragione per la quale era nato. Ora, quindi, quando vedrete una statua potete farvi altre domande perché una ve l’abbiamo risolta.