Alla White Noise Gallery inaugura Rewind, ultimo capitolo della Trilogia del Silenzio

Roma

Dal 15 giugno alle 19 inaugura alla White Noise GalleryMar Hernández con Rewind, terzo e ultimo capitolo della Trilogia del Silenzio curata da Eleonora Eloise e Carlo Maria Lolli Ghetti. Quante volte ci è capitato di premere il tasto Rewind e rimanere a guardare il registratore riavvolgere il nastro della nostra cassetta preferita. Un meccanismo che si può applicare ad ogni cosa. L’artista ha immaginato di farlo con la vita, la possibilità di riavvolgere il nastro delle nostre esperienze e rivederle con gioia malinconica. Basta poco, una matita. Pochi tratti e il reale di confonde con il verosimile, nascono salotti vittoriani all’interno di architetture industriali, si delineano paesaggi domestici fra le pareti in rovina.

Attraverso l’incisione, la fotografia e il disegno Mar vuole riconoscere e tratteggiare il sottile margine tra crollo e ricostruzione, tra identità perduta e recuperata, tra annullamento e conservazione. La sua poetica mira a ridare valore a quei luoghi testimoni delle trasformazioni storiche e umane, a far riemergere con il suo disegno le tracce indelebilmente incise del passato e del passaggio di chi li ha abitati. La sua ricerca parte da fotografie di luoghi abbandonati, percepiti come contenitori di un tempo sospeso e su di essi poi disegna a china interni disabitati, in una sorta di ritratto di famiglia da cui sono stati cancellati tutti i personaggi. Questa assenza di umanità lascia immersi in un silenzio denso e pieno di pathos, in cui gli oggetti sono gli unici testimoni delle persone che ci sono passate.

Mar scava attraverso le rovine del tempo per cercare di ridare voce agli spazi, il cui risultato è però, in assenza di ogni forma di vita, inevitabilmente muto. Trasportando lo spettatore in una dimensione temporale indefinita, l’artista madrilena rigenera la vita attraverso l’incisione e il disegno, facendo emergere gli arredi reali o immaginari; una sovrapposizione di livelli in cui il passaggio del tempo appare inesorabilmente visibile. Proiettando nelle stanze vuote, sui muri scrostati e sui pavimenti pieni di calcinacci le ombre di ciò che è stato, crea interni fisicamente vuoti e al tempo stesso emotivamente pieni. Rewind diventa così un tornare indietro e un andare avanti allo stesso tempo, due vettori di uguale intensità il cui incontro risulta un’archeologia umana dove i limiti fisici delle opere vengono abbattuti e fatti sfociare in un’installazione che supera la bidimensionalità dei quadri e va ad abitare gli spazi. Fino al 31 luglio, info: whitenoisegallery.it