Sembra proprio che da quando dalla fine dell’Ottocento sono stati scoperti in Europa i maestri dell’arte Orientale non hanno mia smesso di attirare l’attenzione di artisti e curiosi. Un nome spicca fra tutti, Hokusai, scomparso nel 1849. Le mostre dedicate al famoso pittore giapponese godono infatti di una grande presenza di pubblico ovunque vengono ospitate. Milano ne è un esempio con il successo dell’esposizione in corso a Palazzo Reale e con la serie di film dedicati al monte Fuji, classico soggetto del pittore, proiettati nello spazio Oberdan. Stupisce quindi sapere che solo alla fine del 2016 Tokyo ha aperto un museo dedicato a Hokusai che nella città giapponese è nato e cresciuto. È il quartiere di Sumida ad ospitare la struttura, quartiere che ha visto crescere il giovane autore. Sono passati più di due secoli dalla morte del pittore, un museo necessario, quindi che raccoglie oltre 1.800 lavori di cui un terzo provengono dalla collezione privata dell’americano Peter Morse. Ad essere precisi, in realtà, Tokyo aveva già un luogo dedicato a Hokusai, a Obuse, dove il pittore ha lavorato le sue ultime opere che lì, in parte dimenticate, sono rimaste.
A progettare la sede del nuovo museo sono stati gli architetti dello studio Sanaa, (già collaboratori per altri musei con il Louvre Lens e il New Museum a New York, nonché vincitori nel 2010 del Pritzker Prize), che hanno realizzato una struttura divisa in quattro piani. La particolarità del museo è la ricostruzione dello studio di Hokusai resa possibile grazie al lavoro di Iitsu Tsuyuki, suo apprendista, che ha ritratto con dovizia di particolari l’atelier dell’artista. Museo che però raccoglie pareri contrastati come dimostra il profilo TripAdvisor nel quale gli utenti lamentano spazi piccoli e biglietti costosi. Info: http://hokusai-museum.jp