Un monumento per Lamborghini#2

Come interpretare, in chiave architettonica l’essenza di uno dei marchi più rappresentativi nella storia dell’automobile? Questa la domanda alla base del Lamborghini Road Monument, concorso internazionale di architettura lanciato circa tre mesi fa da YAC (Young architects competition) in collaborazione con l’automobile icona del Made in Italy. L’obiettivo della call era la realizzazione di due installazioni architettoniche per l’accesso degli stabilimenti della Lamborghini a Sant’Agata Bolognese (BO). Lo scopo delle opere, celebrare la leggenda e fissare, nella materia, una storia di velocità, potenza e innovazione. Due sono stati i vincitori del concorso che si dividono il montepremi di 20 mila euro: Team ACQ studio e Zeronove architetture. Abbiamo deciso di intervistare entrambi i premiati per comprendere le ragioni delle due proposte. Dopo gli Zeronove, lasciamo la parola al Team ACQ composto Nicolò Campanini, Guido Quirici, Alessandro Galastri, Giacomo Cozzi e Andrea Maltinti e al loro progetto profondamente radicato nel territorio.

Cosa rappresenta la vittoria di questo concorso?
«Realizzare un progetto che rappresentasse il carattere pionieristico e visionario del marchio Lamborghini è stata un’opportunità che non potevamo lasciarci scappare e il fatto che la nostra idea sia stata apprezzata da una giuria poliedrica di altissimo livello internazionale ci ha dato grande soddisfazione. Sapevamo che avrebbero partecipato artisti, studi di architettura e design e che sarebbe stato difficile distinguersi. Eravamo soddisfatti del lavoro fatto ma la notizia ci ha comunque piacevolmente sorpresi. La vittoria del concorso sarà sicuramente fonte di energia e di stimolo per i prossimi progetti, ci motiverà a spingere sempre di più e a guardare sempre oltre».

Qual è il progetto che avete presentato?
«Lamborghini Jabonero è un’installazione monumentale riconoscibile da grande distanza, che indica la presenza di Automobili Lamborghini nel territorio di Sant’Agata Bolognese. Il nostro progetto è una “scultura” imponente (12,5 metri di altezza) che vuole racchiudere nella sua forma il carattere e la storia del marchio. In continuità con la scelta di Lamborghini di attribuire ad ogni macchina un nome legato al mondo della corrida e dei tori, abbiamo dato un nome alla nostra installazione, Jabonero, il manto dorato di una specifica razza di tori».

Quali linee guida avete seguito per rispettare lo stile di Lamborghini?
«Lo studio del marchio Lamborghini ci ha portato ad individuare dei criteri compositivi ben precisi, basati in parte sulle origini del marchio e in parte sul processo evolutivo della forma e del design dei suoi prototipi. Siamo quindi partiti dal concetto di meccanizzazione dell’attività agricola analizzando il comportamento fisico degli strumenti che servono a lavorare la terra. Questo ci ha consentito di capire come doveva essere risolto il rapporto tra la struttura ed il terreno e come rendere evidente l’importanza del territorio per il marchio automobilistico. In parallelo abbiamo posto attenzione all’aspetto dell’avanguardia tecnologica che rappresenta un pilastro fondante della filosofia Lamborghini; nel corso del tempo il design delle sue automobili ha acquisito un carattere più spigoloso e tagliente. Così come per Lamborghini, i disegni dei nostri prototipi sono passati da forme più morbide a forme più dure e incisive; potenza e velocità, che contraddistinguono da sempre le macchine Lamborghini, le abbiamo tradotte in massa e movimento. L’idea di progetto è nata da un oggetto, il vomere, un strumento agricolo intrinsecamente legato alla terra; lo abbiamo ridisegnato, ne abbiamo modificato la forma dandogli corpo, plasticità e dinamismo, facendo in modo che si ripiegasse su se stesso e si slanciasse progressivamente verso l’alto. Il materiale d’orato di rivestimento allude, da un lato al colore del logo Lamborghini e dall’altro si lega al colore ambrato del grano dei mesi estivi. La scelta di piantare il grano, come una sorta di orologio biologico, intorno all’installazione, su tutta la superficie della rotonda, vuole consacrare l’attaccamento al territorio della casa Lamborghini».

 

Il progetto che avete realizzato presenta delle caratteristiche decostruttiviste, quali architetti vi hanno ispirato?
«La nostra ricerca è stata scandita dal rapporto che lega l’azienda al suo territorio. Ci siamo interessati non solo ad architetti ma ad artisti che con il loro lavoro hanno cercato di trasmettere un senso di compenetrazione fra l’opera dell’uomo ed il contesto naturale. Questo lavoro è stato interessante perché, diversamente da un progetto di architettura, ci ha portato ad affrontare degli aspetti prettamente plastici che fanno riferimento al mondo della scultura e delle arti applicate. Per creare un landmark è necessario attribuire all’intervento un valore iconico ed un senso di monumentalità che abbiamo ritrovato nelle opere di artisti come Eduardo Chillida, Richard Serra e Robert Smithson. Nella fattispecie le opere nate dalla loro collaborazione istituiscono un’unità di misura relativa che dà il senso di un rapporto specifico e unico: quello tra la scultura e il luogo. Abbiamo voluto trasporre questo concetto trasformando il vomere che entra nella terra sollevandola in un’installazione che rievochi le forme futuristiche e taglienti della casa Lamborghini. Lungo il suo sviluppo la nostra architettura-scultura assume delle forme che potremmo definire decostruttiviste ma che in realtà sono frutto di una precisa costruzione geometrica».

Qual è la filosofia che vi accompagna nel vostro lavoro?
«Ci fidiamo di un’ idea semplice. Siamo consapevoli che qualsiasi tipo di progetto, piccolo o grande che sia, richiede un lavoro minuzioso in tutti le fasi che lo porteranno alla sua realizzazione; crediamo che siano l’attenzione, la cura al dettaglio e la ricerca dei materiali gli elementi fondamentali e distintivi della nostra pratica. Amiamo “sporcarci le mani” ed è per questo che il nostro studio è pensato com un laboratorio, come un’officina sperimentale nella quale lavoriamo a stretto contatto con artigiani ed aziende per trovare le migliori soluzioni tecniche e costruttive».

Info: www.acqstudio.com