Diario erotico

Negli autoscatti di Shen Wei tutti gli elementi concorrono a creare un contesto erotico, fortemente evocativo e ricco di citazioni. La sua fotografia, in equilibrio tra ribellione e introspezione, racconta la ricerca universale del proprio posto nella società e nella natura tramite un’azione coraggiosa e del tutto rara, soprattutto tra i protagonisti cinesi dell’arte contemporanea: l’esplorazione attraverso il nudo maschile.

Quanti anni hai?

«38».

Nelle tue opere è evidente il riferimento alle radici e all’identità, la tua fotografia è uno strumento di ricerca ed esplorazione interiore?

«Per me è lo strumento con cui registro i momenti della vita, un diario visivo. La fotografia è sempre, per me, un mezzo per esplorare la mia storia e la mia identità, la fantasia e il desiderio».

A proposito delle tue opere i critici utilizzano spesso il paragone con i pittori fiamminghi e olandesi, sia in riferimento alle nature morte che alla luce e ai contesti dei tuoi ritratti. Pensi che questo parallelismo interpreti a pieno le tue intenzioni?

«Credo che il mio lavoro sia influenzato dall’arte in tutte le sue forme e linguaggi. L’arte classica europea e quella cinese, la musica classica, i film, l’architettura e l’arte minimalista hanno avuto una grande influenza su di me. All’inizio dei miei studi artistici mi sono innamorato della luce nei quadri dei pittori olandesi e fiamminghi, inoltre mi sono dedicato a lungo allo studio dell’arte rinascimentale».

L’erotismo, il narcisismo e il voyeurismo sono ingredienti dei tuoi scatti, il tuo corpo è sempre nudo, interprete di molteplici azioni in una grande varietà di luoghi privati e pubblici, come nella natura. Quanto è adatto alla tua fotografia l’aggettivo erotico?

«Sia che fotografi estranei, sia che fotografi paesaggi o me stesso, spero sempre di realizzare immagini complesse. L’erotismo è un elemento del mio lavoro molto importante specialmente nei miei ritratti, tuttavia per me la profondità del lavoro è sotto la superficie della pelle».

In Self-portrait (Syracuse) c’è un orologio. Come mai hai scelto di introdurre questo richiamo all’elemento tempo?

«Mi piace il dettaglio dell’orologio in questo autoritratto. Per me l’orologio rappresenta qualcosa in più del tempo. Mi piace il contrasto immediato tra il materiale cromato dell’oggetto e la sensualità del momento rappresentato».

Il tuo atteggiamento negli autoritratti di I Miss You Already potrebbe apparire provocatorio, per esempio in Piss ma anche in Tea, soprattutto se paragoniamo quest’ultimo alla cerimonia del Te. Com’è stato recepito questo approccio nella tua terra d’origine?

«Alcune delle fotografie di I Miss You Already sono state esposte e pubblicate in China, quelle in cui il nudo è meno evidente. Al momento sono molti gli artisti cinesi che realizzano arte con un intento sovversivo ma è estremamente raro trovare uno studio come questo, incentrato sul corpo e sulla sensibilità maschile».