Scatta il piano anti-Isis in difesa delle opere d’arte

Oxford

Dopo l’attacco dell’Isis ai simboli della cultura islamica e dell’arte antica è scattata la controffensiva. Una controffensiva tecnologica finalizzata a contrastare i continui illeciti che i miliziani continuano a commettere ai danni di alcuni tesori del patrimonio storico internazionale. Gli obiettivi sono molteplici: agevolare le operazioni di ricostruzione, monitorare le aree a rischio per contribuire alla difesa dei siti archeologici, e stroncare il mercato ”nero” di opere d’arte con cui sembra che l’Isis contribuisca a finanziare le proprie attività. Gli archeologi delle università di Oxford ed Harvard, allo stile dei Monument’s men, secondo quanto diffuso dal Times, hanno ideato un sistema anti distruzione. Il progetto prevede di ”inondare” a partire dalla fine di settembre tutta la regione a rischio, Iraq in primis, con migliaia di piccoli droni a basso costo (da 20 sterline, ossia 27 euro) dotati di telecamere 3D per fotografare la maggiore quantita possibile di resti di valore storico. L’obiettivo immediato è scattare almeno 5 milioni di foto (digitali ad altissima risoluzione) di reperti storici a partire dalla Mesopotamia. Dopo che questa prima fase, entro la fine dell’anno e in un corsa contro i bulldozer e i martelli pneumatici di Isis, il piano sarà completato prima del 2017 arrivando a 20 milioni di immagini.  In un secondo momento l’operazione si allargherà a Libano, Iran, Yemen, Afghanistan e Turchia orientale. Stranamente (sottolinea il quotidiano britannico) non viene fatta menzione della Libia, dove Isis è presente e dove sono molti i tesori storici a rischio, a partire dalla città prima fenicia e poi romana di Leptis Magna. Questo tsunami di mini-droni, vista la loro stessa natura e costo del tutto sostenibili (due milioni di sterline in totale), creerà una registrazione digitale completa e fedele di tutte le opere a rischio distruzione. In tal modo, nella sventurata ma non improbabile ipotesi, che altri tesori seguano la sorte, da ultimo, del tempio di Baal Shamin a Palmira in Siria (distrutto da Isis con la dinamite), si potrà con la tecnologia più evoluta delle stampanti 3D, ricotruirli il più fedelmente possibile.
Non solo. Questo servirà anche per combattere il traffico di opere d’arte con cui Isis, senza ovviamente propagandarlo a differenza delle devastazioni, si finanzia. «Se (nei prossimi mesi) qualcuno metterà in vendita sul mercato un oggetto sostenendo di averlo ottenuto in Siria nel 1930 sapremo che non sarà vero perché sapremo quale era la sua esatta posizione nel 2015», ha spiegato Roger Michel, direttore dell’istituto di Oxford.