Nel nuovo Museo della merda, nato pochi giorni fa a Castelbosco (Piacenza), c’è spazio per tutte quelle esprienze, umane e animali, che traggono nello sterco la materia utile per molte attività , dalla costruzione di architetture per alcune civiltà tribali, al nutrimento per alcune specie di insetti, passando per tutte le opere artistiche e letterarie, come la Merda d’artista di Piero Manzoni o la Naturalis historia di Plinio, che hanno attinenza con gli escrementi, fino alle ricerche scientifiche attuali e alla produzione di lavori artistici basati sull’uso di scarti e rifiuti. Il progetto apparentemente volgare e sarcastico, è stato presentato lunedì scorso in una sede che allontana ogni facile ironia: il Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano. L’idea è stata mutuata dall’esempio giapponese, dove un museo del genere esiste già, ed è stata messa in pratica dall’imprenditore Gianantonio Locatelli e dai curatori Luca Cipelletti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi, con la mission di ”dare alla merda il valore che ha”. Secondo Massimo Torrigiani, coordinatore del comitato sciantifico del Pac di Milano, quello che è interessante è la considerazione economica di tale esperimento. Dallo sterco, infatti, si ricava oggi metano, concime per i campi, materia grezza per intonaco e mattoni. E lo si fa con sistemi di nuova concezione che oltre a ridurre l’inquinamento atmosferico e la distribuzione di nitrati nel terreno, seguono un principio che ridisegna il ciclo della natura in un circolo virtuoso. Dando alla merda il valore che ha. «E restituendo ad agricoltura e allevamento – spiega – l’importanza di sempre». Da qui la volontà di valorizzare questa materia, ridandole dignità e ponendola al centro di un progetto di natura scientifica.
Info: www.museodellamerda.org