Le sue gigantesche creature campeggiano in piazze, musei e giardini, in Italia e in giro per il mondo. Firenze, Atene, Smirne, Shanghai, Parigi, Pechino, per citarne alcune. Un elenco destinato ad allungarsi per Rabarama, un’artista al culmine della sua attività artistica. Lei crea, scolpisce, colora e dà vita a figure dalla corporeità classica e rese uniche da un’epidermide mascherata, rivestita, tatuata. Trame labirintiche, intrecci di di lettere, numeri e simboli che le rendono un nostro auspicabile alter ego.
Hai appena concluso un’esperienza oltreoceano, a Las Vegas con il Cirque du Soleil in occasione dell’evento One night for one drop. La tua arte ha ispirato quella circense, qual è la sinergia di questo incontro? «Anche quest’anno, come già accaduto nel 2013 e nel 2014, sono stata invitata dal Cirque e da One Drop per collaborare a questo grande evento che coniuga arte, spettacolo e beneficenza. Nel 2013 il Cirque ha realizzato una parte dello spettacolo ispirandosi direttamente alle mie opere della serie I Ching. Questa relazione con il Cirque è iniziata anni fa, grazie al fatto che il fondatore del Cirque, Guy Laliberté, è un collezionista delle mie sculture. L’intesa personale è stata immediata! La mia opera e quella del Cirque si incontrano senz’altro nell’attenzione verso la corporeità ed il colore e, se mi permetti, nella volontà di trasmettere un’energia vitale e creativa e devo dire che i pochi giorni passati a Las Vegas accanto a persone così intense mi ha dato una grande carica per il futuro!».
One Drop s’impegna a garantire acqua a migliaia di persone. Nel tuo prossimo lavoro, Project Blue sarà ancora l’acqua protagonista? «Project Blue è un’idea a lungo termine, una corrente concettuale e ideale per la mia creatività e presto inizierà a prendere forme concrete. Project Blue è esattamente incentrato sull’acqua, nella sua valenza simbolica di culla della vita, di luogo del mistero (quanto poco conosciamo ancora degli oceani della nostra Terra!) e di incontro con creature meravigliose come i cetacei che forse avrebbero molto da raccontarci circa la saggezza di una vita armoniosa. Questo progetto sarà anche il mio tributo alle altre forme di vita senziente del nostro pianeta, un’operazione artistica rivolta non solo al pubblico umano. Voglio anche sottolineare che tutto questo è aperto anche verso una globalità più vasta: quest’anno sarà quello delle grandi scoperte nel sistema solare, gli occhi di tutto il mondo sono rivolti agli oceani su Europa, Ceres ed altre lune e pianeti. Chissà…”Ci son più cose in cielo e in terra, Orazio, che non sogni la tua filosofia!”».
Tornando nel nostro paese, si concluderà ad aprile un’esperienza made in Italy da tutti i punti di vista. Le tue statue sono state realizzate con il marmo del Monte Altissimo, il marmo di Michelangelo. Che esperienza è stata? «Ad aprile terminerà ufficialmente la lunga esposizione di mie opere monumentali nel contesto di VolareArte, in collaborazione con la Fondazione Henraux. Sono state esibite a Lucca, hanno fatto da cornice ad un incredibile concerto di Giovanni Allevi nelle cave del Monte Altissimo e ora sono a Pisa, all’aeroporto Galileo Galilei fino alla fine di questo mese. Per una scultrice come me, avere l’opportunità di esporre in luoghi così importanti per la cultura mondiale e realizzare le mie creature con il marmo migliore del mondo è un successo enorme. La percezione di dare loro forma con la stessa pietra nobile che fu scelta dai più grandi scultori della storia mi dà una profonda sensazione di continuità del tempo e mi fa percepire, cambiando prospettiva, come quelle montagne e la meraviglia della natura continuino a guidare e ispirare la creatività artistica verso il sogno di una bellezza assoluta. So che ci sono molte polemiche sulla situazione delle Alpi Apuane, ma voglio mettere in rilievo che la sola attività legata all’arte non creerebbe problemi ambientali e che un rapporto armonioso con la natura può sempre essere cercato».
La Toscana ti aveva già visto protagonista nel 2011 a Firenze con ANTIConforme. Un lungo evento di urban art in luoghi diversi della città, in cui le tue opere hanno dialogato con architetture e giardini rinascimentali. Di quel periodo hai in comune la centralità dell’uomo come forza trasformatrice? «Sì, un grandissimo evento (e con le sue grandissime polemiche…nulla di nuovo!). Firenze è il simbolo mondiale del Rinascimento e quindi dell’Umanesimo e della riscoperta dell’uomo e le mie opere sono riuscite a dialogare proprio con le persone, con gli uomini, donne e bambini che le trovavano sul loro cammino. Ancora oggi moltissime persone pubblicano su Internet le foto del loro incontro con le mie creature quell’anno a Firenze! Al di là di ogni altra considerazione, posso dire che ANTIconforme è stato un enorme successo nel mettere in relazione la storia, le persone e l’arte contemporanea rispettando l’anima di Firenze come culla dell’Umanesimo. Certo le mie opere affrontano la questione da un nuovo punto di vista, che si forma in questa nostra età contemporanea, ove la scienza, la tecnologia, i nuovi media aggiungono delle nuove nuances alla eterna domanda: chi siamo? Ma la storia è un continuo divenire e non può essere sezionata e divinizzata solo in alcuni suoi momenti».
AntiConforme è stato qualcosa di nuovo, portando moltissime persone (anche e finalmente) fuori dai circuiti museali. Il consenso si è misurato con altri strumenti anziché con l’acquisto di un biglietto di museo. Un consenso verificabile su Internet, nuova vox populi, che ne pensi? «Internet è molto di più che la vox populi, sta diventando sempre più la parte fondamentale e dinamica della cosiddetta noosfera (sfera del pensiero umano). Ha questa particolarità affascinante, e ancor più per me visto che è un motivo centrale della mia ispirazione, di essere un luogo in continua mutazione autonoma e sempre più parte indelebile della nostra realtà: certamente noi generiamo Internet ma non dimentichiamoci mai di quanto Internet (come entità) modifichi noi persone. Ormai le mie creature, che io realizzo con la materia metallica o marmorea, prendono autonomamente vita anche nella rete, condivise, commentate, modificate, rivissute… è un fenomeno che sarebbe apparso incredibile pochi decenni fa. Vedere come ancora oggi, a distanza di quattro anni da ANTIconforme, quell’evento sia ancora vivo e in atto su Internet dovrebbe far capire a tutti come il mondo (e anche quello specifico delle mostre d’arte) sia profondamente mutato».
Il 2011 è stato anche l’anno in cui sei stata selezionata per il Padiglione Italia alla 54esima Biennale di Venezia. Quale opera è stata ospitata negli spazi dell’Arsenale? «Fu Abbandono, una scultura monumentale ispirata al tema universale della Pietà, ma che non si ferma a questo. Nel titolo dell’opera è esplicitata la mia idea che solo il donarsi completamente può rendere la vita degna di essere vissuta. E donarsi totalmente significa abbandonarsi all’altro, in un amore universale che è il completamento della nostra singolarità, il superamento dei nostri limiti. Nelle fasce verticali, a volte in luce a volte in ombra, vi è la coincidenza degli opposti, dello Yin e Yang come insegnano gli orientali».
La tua arte si è intrecciata con altre discipline che rendono protagonista il corpo, come l’arte circense o la body art. Tu stessa sei stata coinvolta in una performance con Hikari Kesho. «Hikari Kesho è un grande artista con un senso non comune della forma e delle armonie del corpo, che segue una particolarissima via di ricerca. E’ stata una collaborazione proprio sul corpo, quello delle mie sculture e il mio. Un modo di realizzare un’unione altrimenti impossibile tra corpi di metallo, pietra e carne…attraverso il colore e le corde dell’antica arte dello shibari. Vederne il risultato finale mi ha molto emozionata e finalmente mi sono vista entrare nelle mie creature.
Ancora body art. L’edizione 2014 dello Rabarama Skin Art Festival ispirato unicamente alle tue creazioni. Un’esperienza che si ripeterà nel 2015? «Sì, ci stiamo lavorando con Kryolan proprio in queste settimane. La nuova edizione (www.rabaramaskinartfestival.com) avrà come tema per la finale il concetto di catarsi e sarà aperta anche a body artist internazionali. La prima edizione è stata un successo notevole e ha sicuramente contribuito ad avvicinare tipi diversi di pubblico e ad aiutare ad affermare lo status di forma d’arte di un certo body paint. Da questa energia forte e positiva è nato anche il Manifesto della Skin Art, permettimi di citarne un paragrafo: ”Il corpo è il tempio vivente dell’armonia, del Bello, della vitalità e certamente anche il luogo dello scontro con tutto ciò che vuole negare la sua importanza e la sua stessa esistenza. Il corpo, come luogo in cui la spinta creativa contemporanea può ritrovare quel primigenio rapporto con la bellezza che era proprio dell’arte più antica, ove l’armonia della Natura era vista come più alto modello e ispirazione di Bellezza”. Un’esperienza per me importante, essere musa per un marchio mondiale come Kryolan e per così tanti notevoli artisti».
Da qualche tempo hai deciso di fare arte in maniera indipendente, senza l’appoggio esclusivo di gallerie. Il motivo di questa scelta è legata al contesto italiano o ha altri presupposti? «Nel corso degli anni ho capito bene che un’artista per lavorare serenamente deve essere libero e non incatenato da vincoli e scadenze commerciali. Sono mondi complementari, ma troppo diversi. Riconosco che non sia una scelta facile (e infatti ha dovuto avere il suo giusto tempo di “maturazione”) per un’artista come me che ha già una lunga carriera alle spalle, ma posso oggi senz’altro dire che la scelta è stata più che positiva e continua a darmi un’energia creativa che temevo si stesse affievolendo. Ed anche la possibilità di avere un contatto diretto e non mediato con chi apprezza quello che faccio è una fonte di gioia continua».
Info: www.rabarama.com