Isis distrugge i reperti archeologici custoditi nel museo di Ninive

Mosul

Più di 3.000 anni abbattuti con pochi colpi di piccone e ora nel museo di Mosul restano solo macerie. La furia iconoclasta islamica si è scagliata di nuovo, come aveva fatto con i libri sottratti dalle biblioteche e con gran parte della cinta muraria dell’antica Ninive. Questa volta la violenza si è riversata sulle opere d’arte e i reperti archeologici, molti bassorilievi e sculture di Mosul, città iraquena che conta circa 1.791 siti archeologici, tra cui quattro capitali dell’impero assiro. A diffondere il video che mostra questo scempio, prosecuzione di una campagna contro il culto delle immagini e in favore della distruzione delle vestigia del passato, lo stesso Califfato sulla sua pagina di Twitter. Un’agonia di 5 minuti in cui siamo obbligati ad assistere impotenti a un gruppo di miliziani dell’Isis che buttano giù e prendono a martellate il passato di un’intera civiltà, riducendolo a una manciata di pietre. Le ragioni vanno rintracciate nella dottrina fondamentalista sunnita promossa dall’Isis, secondo la quale è vietata qualsiasi riproduzione di esseri umani o animali, tanto più se raffigurazioni di dei. A spiegarlo uno dei jihadisti nel video: «Queste rovine dietro di me, sono quelle di idoli e statue che le popolazioni del passato usavano per un culto diverso da Allah. Il Profeta Maometto ha tirato giù con le sue mani gli idoli quando è andato alla Mecca. Il nostro Profeta ci ha ordinato di distruggere gli idoli e i compagni del Profeta lo hanno fatto quando hanno conquistato dei Paesi”.