Nel suo sguardo c’era l’autenticità delle persone sincere, nelle sue movenze la sicurezza datagli dall’esperienza, nelle sue parole quel garbo d’altri tempi. Ma quello che più colpiva di Cesare Monti era la sua testa, così penetrante con le sue intuizioni, così aperta alle novità e geniale nel suo estro creativo. Ieri l’artista, classe 1946, è morto all’ospedale di Arona (Novara). Fotografo, graphic designer, esperto di comunicazione artistica e di musica. Cesare Monti ha influito molto con i suoi lavori all’iconografia tipica degli anni Sessanta e Settanta. Lo ha fatto con quelle straordinarie copertine di dischi passate alla storia: La canzone del sole, Il mio canto libero, Anima latina di Lucio Battisti, Rimini di Fabrizio De Andrè, Storia di un minuto dei PFM, Pino Daniele di Piano Daniele, oltre a quelle realizzate per Enzo Jannacci, Edoardo Bennato, Mia Martini, Eugenio Finardi, Ivano Fossati, Banco del Mutuo Soccorso, Area e Demetrio Stratos. Ha curato inoltre progetti per le etichette Numero Uno, Cramps, Trident, Produttori Associati, Polygram, Rca, Cbs, Emi, Ascolto, Ultima Spiaggia, Sony e Wea, ed è stato direttore artistico della rivista underground Re nudo. Dopo un’esperienza a New York con la Rolling Stones Records fra il 1979 e il 1981, Monti torna in Europa per dedicarsi soprattutto all’arte, con un interesse particolare per la contaminazione di tecniche e l’interazione di immagine e suono: le sue opere sono state esposte in molte città (Milano, Torino, Bologna, Locarno, Basilea, Duesseldorf, Parigi, New York). Alla carriera artistica fino al 1992 Monti affianca un lavoro come regista pubblicitario: suoi alcuni celebri spot per Kodak, Swatch, Volvo, Guzzini, Bassetti, Pioneer, Mulino Bianco, San Benedetto e Yomo. Nel 1998 Monti è stato il direttore creativo della sezione italiana dell’Expo di Lisbona. Fra gli ultimi suoi lavori si ricordano le installazioni realizzate per gli eventi La memoria della pietra (Pietrasanta, 2012) e L’oro dei marmi (Forte dei Marmi, 2013).