Björk arriva al Moma

Poliedrica, eccentrica, creativa, con i suoi dolci occhi a mandorla puntati verso l’underground e lo sperimentale Björk ci porta per mano in un mondo, il suo, fatto di emozioni e arte (surrealista). Un colpo d’occhio alle copertine dei suoi album sono indicatori più che sufficienti. Nell’ultimo attesissimo Vulnicura, la cantante islandese è fotografata dalla coppia avanguardistica tedesca Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin, tra i primi a cogliere la potenzialità della manipolazione digitale, impostando la loro visione estetica sulla realtà, attingendo dall’arte gotica, pop e surrealista. Björk, rappresentata con sembianze religiose, ha sul petto una ferita che rimanda a una vagina, simbolo di dolore e rinascita, ed è totalmente ricoperta da lattice e da pungiglioni, accessorio della designer giapponese Maiko Takeda, con la quale aveva già collaborato per alcuni look dei live. Se con quest’ultimo lavoro Björk intende esporre le proprie emozioni e proteggersi dal dolore della fine di una relazione, con Vespertine (2001) volle riproporre anche nella cover dell’album la delicatezza e la bellezza dell’amore riservato fra lei e l’artista californiano Matthew Barney, una coppia che richiama il celebre duo John Lennon-Yoko Ono con i ruoli invertiti. Nella copertina Björk è avvolta da quel famoso abito a forma di cigno disegnato da M/M (Paris), l’art director più interessante degli ultimi anni con il quale ha collaborato anche nel 2004 per il copricapo/maschera della cover di Medúlla. Il sodalizio fra Mathias Augustyniak e Michael Amzalag nasce a Parigi nel 1992 ed è caratterizzato da un forte intreccio di discipline diverse: lavorano con musicisti, stilisti e artisti, ponendosi come obiettivo quello di realizzare opere rivoluzionare e sperimentali, insolite e accattivanti avvalendosi anche di usi creativi di post-produzione. Li ritroviamo nel bizzarro video di Hidden Place, dove sul viso della cantante scorrono fluidi, come emozioni che pulsano dalla sua straripante mente, rendendo il video ipnotico, affascinante e irritante grazie a un importante lavoro di editing. Il loro tocco è visibile anche nel penultimo album Biophilia (2011): nella copertina del disco Björk indossa i panni di una stravagante madre terra, avvolta da elementi che descrivono l’universo, fil rouge che ritroviamo nell’app dell’album che porta l’esperienza musicale a un livello visivo-tattico.

Per l’album Volta (2007) la cantante ha collaborato invece con il designer di moda tedesco Bernhard Willhelm e il fotografo inglese Nick Knight per quello che è, probabilmente, lo specchio più cristallino del suono scoppiettante dell’album. Il famoso fotografo britannico nei suoi 30 anni di carriera ha sfidato la concezione di bello e di reale. Se da Roger Fenton in poi si è pensato che la fotografia fosse una riproduzione fedele della realtà, Knight sostiene, al contrario, che i fotografi sono narratori, manipolatori della realtà che intendono mostrare per raccontare qualcosa d’interessante. In questo excursus nelle cover arriviamo fino al primo Debut (1993) dove una giovane Björk ci fissa, dolce e maliziosa, immortalata dal francese Jean-Baptiste Mondino, fotografo di moda che ha creato alcuni degli scatti più gelidamente toccanti del XXI secolo. L’arte di Björk non si ferma alla sua musica o alle copertine dei suoi dischi, tanto che il MoMa, dopo i Kraftwerk, ha deciso di dedicare alla cantante una retrospettiva che sarà inaugurata l’8 marzo. Oltre 20 anni di carriera narrati da musiche, video, oggetti, costumi e superbe collaborazioni. Fino al 7 giugno, MoMa, New York; info: www.moma.org