Esporre negli hotel le opere d’arte inutilizzate dai musei. Daverio: «D’accordo»

Roma

La proposta di Culturalia comincia a sedurre il mondo dell’arte e delle istituzioni. Esporre negli alberghi le opere d’arte rinchiuse nei magazzini dei musei è una formula che piace e convince. L’idea è stata avanzata proprio ieri da Culturalia nel corso del forum L’Italia che non ti aspetti, al palazzo dell’Informazione, che ha chiamato a confronto il sottosegretario del ministero dei Beni culturali, Ilaria Borletti Buitoni, il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e il presidente di Federculture, Roberto Grossi. «Con l’avallo del Mibact – ha commentato il critico d’arte Philippe Daverio – e con le dovute garanzie è una proposta condivisibile. Almeno le opere d’arte abbandonate negli scantinati serviranno a qualcosa. Il Mibact si assuma la responsabilità delle iniziative e delle garanzie». Gli ha fatto eco il critico d’arte Ludovico Pratesi: «Potrebbe essere un buon biglietto da visita per i turisti appena arrivati in Italia. Si potrebbe promuovere anche l’arte italiana contemporanea – ha spiegato – esponendo opere negli alberghi di design, che sono molti». Sulla stessa linea anche Corradino Mineo, senatore del Partito democratico: «È importante fare conoscere per intero il nostro patrimonio. L’industria del turismo, così com’è oggi, fa vedere ai visitatori che vengono in Italia pochi beni, magari sempre gli stessi. Ci sono invece delle opere bellissime che nessuno conosce e che dovrebbero essere valorizzate».

E non mancano anche le prime adesioni degli artisti. Elena Bellantoni, che proprio ieri entrata nella Collezione Farnesina con un’opera video (la prima nella storia, il titolo è The Struggle for power, the fox and the wolf) si è detta entusiasta dell’iniziativa: «È importante in un momento come questo aprire le porte all’arte, alla cultura e alla bellezza. La formula più adatta – ha proseguito l’artista – potrebbe essere quella del comodato d’uso per un periodo di tempo stabilito dalle parti. L’arte deve uscire dalle cantine e dalle soffitte dei musei e tornare al suo posto: di fronte al pubblico».

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