A Terni, a distanza di quasi venti anni dalla personale del 1995 a palazzo della Bibliomediateca, ritorna oggi uno dei più grandi artisti della scena contemporanea internazionale con una mostra curata da Antonio Calbi, direttore del Teatro di Roma, al Centro arti opifici siri fino al 18 gennaio 2015.
Con Arnaldo Pomodoro, spazi scenici e altre architetture, 50 opere delineano il percorso creativo di questo scultore, inventore anche di spazi teatrali, legati alla danza e alla musica. Numerosi infatti i lavori scenografici, dalla tragedia greca al melodramma, dal teatro contemporaneo alla musica: si va dalla Caterina di Heilbronn di Kleist, sul Lago di Zurigo nel 1972 con la regia di Luca Ronconi, alla trilogia dell’Orestea di Emilio Isgrò da Eschilo sui ruderi di Gibellina (1983-1985), con la regia di Filippo Crivelli, fino alle rappresentazioni classiche del Centenario dell’Istituto nazionale del dramma antico al teatro Greco di Siracusa nel maggio 2014. Alle sculture, ai modellini, ai disegni e ai costumi si affiancano nell’esposizione i progetti architettonici più originali: dal nuovo cimitero di Urbino, mai realizzato, alla Sala d’Armi per il museo Poldi Pezzoli di Milano, fino all’environment Ingresso nel labirinto dedicato all’Epopea di Gilgamesh, completato nel 2011, che ha preso forma nei sotterranei dell’edificio ex Riva Calzoni di via Solari a Milano, già sede espositiva della Fondazione Arnaldo Pomodoro.
Il teatro rappresenta per Arnaldo Pomodoro un luogo di libertà e pura creazione di nuovi ambienti in cui si materializza la visionarietà, «l’esperienza teatrale -afferma- mi ha aperto nuovi orizzonti e mi ha incoraggiato e persino ispirato a sperimentare nuovi approcci e nuove idee per le sculture di grandi dimensioni». Le sue articolate strutture tridimensionali in relazione diretta con l’ambiente circostante che le ospita, sono uno spazio dentro lo spazio maggiore del vivere quotidiano, dove sfere, dischi, piramidi, coni, colonne, e cubi vengono scavati, squarciati dall’artista che così rivela il mistero in essi racchiuso, in un’operazione che contrappone la levigata perfezione della forma geometrica alla complessità delle viscere erose. «Oggi –dichiara Pomodoro- penso che le mie sculture siano cristalli, o nuclei, oppure occhi o fuochi, per la frontiera e per il viaggio, per la complessità, per l’immaginario».
Fino al 18 gennaio 2015, Caos centro arti opificio siri, via Campofregoso 98, Terni; info: www.caos.museum