Le prime prove artistiche dell’uomo erano astratte, così uno studio statunitense

Gibilterra

Forse aveva ragione Wilhelm Worringer nella sua tesi di dottorato Astrazione e empatia diventata poi un classico della filosofia d’arte, nonché manuale per molti artisti astrattisti nei primi del Novecento fra cui Kandinskj. Lo storico dell’arte sosteneva che la prima espressione artistica dell’uomo fosse astratta e non per ragioni legate a incapacità tecnica ma per un sentire diverso, estraneo nei confronti del mondo, da quello dei greci che del mondo avevano una visione panteistica. Un recente studio di una scoperta già nota dimostra come dei segni incisi sulle pareti di una grotta siano da attribuire all’uomo di Neanderthal e non al sapiens, generalmente considerato suo successore. Stiamo parlando della grotta a Gorham in Gibilterra dove compaiono dei solchi che si incrociano fra loro in maniera perpendicolare dove attraverso rilievi geochimiche e microfotografie un gruppo di archeologi capitanato da Joaquin Rodriguez-Vidal dell’Università spagnola di Huelva è stato in grado di datare le linee fra 200.000 ed i 40.000 anni fa, dati poi riportati sulla rivista dell’Accademia delle scienze americana, Proceedings of the National Academy of Sciences. Non tutti gli esperti sono convinti dei risultati di questa ricerca e rimangono dell’idea che quelle prime prove siano la firma di una specie più evoluta con l’uomo sapiens.