Perplessità sulla gestione di Castel sant’Angelo e interviene la Corte dei conti

Roma

Cattiva gestione di Castel Sant’Angelo e la Corte dei conti interviene, in virtù del fatto che dal 14 marzo i magistrati possono vagliare la legittimità degli accordi tra soprintendenze e organizzatori privati di mostre. Ad attirare l’attenzioni dei giudici e a far intervenire la sezione di controllo del Lazio, l’accordo stretto ad aprile tra la Soprintendenza speciale per il patrimonio artistico ed etnoantropologico e per il polo museale e il Cet (Centro europeo per il turismo) per la mostra I Papi della speranza. Arte e religiosità tra Gregorio XIII e Clemenete IX. Il documento difatti ha destato una serie di perplessità per i «processi decisionali poco corrispondenti al principio di trasparenza». Per correre ai ripari, a giugno la soprintendenza rivede le modalità di affitto delle sale, svendute per poche migliaia di euro e alza i prezzi. Ma a destare ancora perplessità, come ricorda la Repubblica, è la composizione del comitato scientifico, tra cui è presente proprio il presidente e amministrarore unico del Cet. Inoltre, secondo un calcolo degli incassi, il museo senza la mostra avrebbe guadagnato di più che con la mostra, a causa della sbagliata ripartizione dei proventi. Per il futuro la Soprintendenza si è impegnata ad adeguarsi alle nuove direttive e ha ottenuto il visto della Corte dei Conti.