L’artista anti Putin in carcere, il mondo dell’arte si mobilita sul web

Venezia

Potrebbe richiedere alcuni mesi la procedura per l’estradizione dall’Italia a Mosca di Oleg Vorotnikov, l’artista fondatore del gruppo russo Voina arrestato alcuni giorni fa a Venezia e su cui pende un mandato di cattura internazionale emesso dalla Russia per teppismo, insulti e violenza nei confronti di pubblico ufficiale. Per tentare di bloccare la consegna alla Russia di Vorotnikov, noto come architetto di performance provocatorie e di denuncia del regime russo e molto vicino alle Pussy Riot, gli attivisti del gruppo veneziano S.a.l.e. Docks hanno lanciato una petizione via web per la sua liberazione, #FreeVoina. Free Oleg, che sta raccogliendo centinaia di firme, soprattutto dal mondo dell’arte.
I reati contestati al membro del collettivo Voina risalgono all’autunno 2010, quando Vorotnikov partecipò al cosiddetto golpe del palazzo, rovesciando alcune auto della polizia a San Pietroburgo. Sei mesi dopo, il cosiddetto artista-estremista, come lo definiscono i media russi, durante un’altra azione strappò il berretto a un agente e colpì al viso una guardia. Abbastanza per finire in tribunale e poi in carcere, quindi, per sfuggire a un trattamento prevedibilmente non di riguardo da parte della giustizia russa, Vorotnikov si è trasferito in Italia con moglie e figli. Domenica scorsa l’arresto a Venezia, dopo una rissa con un gruppo di anarchici che gli è valsa anche varie contusioni e ferite al viso e alla testa.