La capitale come la Concordia. L’arte di Iginio de Luca provoca Marino

Roma

Il Marco Aurelio a prua che traina il palazzo del Campidoglio al rimorchio, riscaldato dal tramonto romano decadente e passionale. Tutti e due pericolosamente inclinati, di 80 gradi circa, la stessa inclinazione della Costa Concordia che per 922 giorni è stata accasciata su un fanco nell’isola del Giglio. La scrita in basso è ad innescare un corto circuito geografco e il gemellaggio catastrofco di due realtà, quella capitolina e quella toscana. È questa la provocazione artistica installata nella notte di ieri a Roma da Iginio de Luca, che ha affisso 10 maxi manifesti nei luoghi della cultura e del potere di Roma per ”gridare” il suo dissenso nei confronti delle strategie culturali del governo cittadino.

All’origine di tuto c’è l’inchino di Schettino, rituale azzardato scaduto in goffa spavalderia, che da segno devozionale e di rispetto, decade a simbolo dell’errore e della tragedia collettiva, trainando con sé anche il più recente inchino della Madonna alla casa del mafioso di turno. L’inchino diventa declino, smarrimento di rota e di centralità, segno di precarietà e vertgine. L’inclinazione si allaga di contenuti, diventa metafora di una devastazione morale e fisica che stanno vivendo Roma e i romani.

Iginio de Luca con quest’opera azzarda un’ironica conclusione: «E se rimetessimo in asse anche Marino e, cordialmente scortato da otto rimorchiatori, lo riaccompagnassimo a Genova (sua cità natale) per essere defnitvamente smantellato?»