La galleria Lorcan O’Neill cambia sede e presenta Wall, Long e Castellani

Roma

A vicolo dei Cantinari, a poca distanza dall’ex ghetto ebraico, da piazza Campo dei Fiori e da torre Argentina, a due passi dalla gelleria 1/9 e dalla più giovane Varsi, sorge il nuovo spazio del gallerista irlandese Lorcan O’Neill. Si accede al palazzo rinascimentale passando attraverso un piccolo cortile dove una Fontana, che rappresenta Venere nata da una conchiglia, domina lo spazio. L’ingresso all’ampia galleria, sia per altezza che per metratura,  è sulla sinistra. Lo spazio sarà ufficialmente inaugurato questa sera con una mostra collettiva che raccoglie lavori di Enrico Castellani, Richard Long e Jeff Wall. Questa mattina abbiamo visitato la mostra in anteprima e abbiamo incontrato i due artisti stranieri. Entrambi molto contenti di trovarsi nuovamente a Roma per collaborare, ancora una volta con O’Neil, dopo diverse mostre personali nella precedente sede della galleria,  e sono riconoscenti di essere stati scelti per il lancio del suo nuovo spazio.

JEFF WALL

«Sono molto contento di essere nuovamente qua a Roma, una città che amo, per la galleria che reputo molto rispettabile. Questa è la quarta vola che espongo per Lorcan dopo tre mostre personali nei precedenti anni».

Cosa pensi della scelta di voi tre artisti, ti piace la connessione che si è creata? «Penso che la scelta sia buona, i lavori sono sicuramente molto diversi ma installati insieme nella stesso ambiente credo che stiano molto bene, in qualche modo ci sono delle affinità. Credo dunque sia stata una buona selezione quella scelta da Lorcan. Siamo artisti che vanno nella stessa direzione ognuno a proprio modo nel migliore dei modi».

È la prima volta che Castellani espone per la galleria. Conosci Castellani e il suo lavoro? «Non lo conosco personalmente anche se conosco il suo lavoro da molto tempo, essendo un artista che ha lavorato molto negli anni ’60 e ’70».

Potrebbe parlarmi della selezione di lavori presenti in mostra? «Sono delle fotografie nuove, testimonianze di performance. Monologue è la più recente, finita a gennaio. La meno recente invece è del 2009».

Tre delle foto esposte hanno delle persone come soggetti, la più piccola si differenzia perecchio rispetto alle altre. Cosa mi dici dei soggetti e dove sono state realizzate le foto? «Lorcan mi ha chiesto una immagine che avesse come soggetto la natura. Chiara la relazione con le pietre dell’opera di Long, dove la congiunzione con il mondo naturale avviene visto che la foto Flowering plantha per soggetto dei fiori. Le due grandi fotografie Monologue e Band & crowd, sono simili, scattate durante delle performance, entrambe sono in un ambiente buio. Credo che siano due foto che stanno bene insieme. Band & crowd è stata scattata in una sala per concerti dove è possibile assistere a un concerto ogni notte. Tutte le foto presenti sono state scattate a Vancouver. Non vado girando il mondo per lavorare. Lavoro per la maggior parte a casa».

Ti sei recato diverse volte a Roma, ci sono degli scatti che hai realizzato in italia? «Ho realizzato qualche paesaggio nella campagna Siciliana, era il 2007, forse avremo potuto includerle».

 

RICHARD LONG

Il tuo rapport con il gallerista è intenso e lungo. Nel 2003 sei stato tu, con una personale, a inaugurare l’attivistà espositiva della galleria. «Sì, infatti, conosco Lorcan da molti anni prima, quando lui era ancora a Londra».

Come ti senti ora che ti trovi nuovamante a esporre per la mostra inaugurale del suo nuovo spazio? «Sono veramente molto felice, perchè devo molto a Lorcan per quanto riguarda la mia carriera. Credo che negli anni abbia fatto veramante un buon lavoro e appoggio anche la scelta di questo luogo, veramante molto bello».

Potresti esprimerci le intenzioni che ti hanno portato a reailizzare i lavori presenti in mostra? «Sono presentate due strade del mio lavoro: le sculture create con le pietre e i pannelli realizzati tramite le mie mani. Amo i materiali naturali come la peitra, l’acqua e sono molto interessato alla gravità. Per quando riguarda i pannelli faccio una parte del lavoro con le mie mani ma la natura fà il resto. Uso dell’acqua e gravità per creare immagini».

Le pietre scelte per i due lavori scultorei sono di origine italiana? «Sì, è vero, molti anni fa sono stato a Carrara, si tratta di un luogo familiare e ovviamente sono delle pietre famosissime in tutto il mondo per la loro qualità e per la loro storia. Visto che sono sulla stessa linea, ci sono dei lavori che sono esposti in questo momento al Faena arts center di Buenos Aires, opere realizzate proprio in Argentina tra le Ande. Anche questi, realizzati attraverso le mie mani».

Fino al 26 settembre; galleria Lorcan O’ Neill, vicolo dei Catinari 3, Roma; info: www.lorcanoneill.com