A partire dal 7 giugno gli spazi del Macro Testaccio di Roma ospitano Urban legends, una mostra promossa dalla galleria 999 Contemporary e organizzata dalla gallerista Francesca Mezzano, che raccoglie i lavori di dodici dei migliori street artist attivi sulla scena internazionale. L’evento, curato da Stefano Antonelli, segna un passo in avanti nel percorso di riconoscimento istituzionale di una pratica artistica che sta vivendo una stagione segnata da importanti successi espositivi.
Il più enigmatico tra gli artisti presenti in mostra è senz’altro 108. Guido Bisagni, nato ad Alessandria, classe 1978, all’inizio degli anni Novanta si avvicina al mondo dei graffiti sviluppando un interesse per le ricerche legate alla lettera. Intorno al 1999 il suo percorso artistico subisce una svolta decisiva grazie all’incontro con il lavoro di Stak uno street artist che, decidendo di abbandonare la lettera per dedicarsi alla produzione di forme astratte, «ha profondamente cambiato la sua visione dei graffiti». 108 inizia così a viaggiare in giro per l’Italia affiggendo nei luoghi più diversi enigmatiche figure gialle, informi e grottesche, ottenute ritagliando in modo quasi automatico piccoli pezzi di pellicole viniliche. Un altro incontro fondamentale per lui è quello con il lavoro del land artist inglese Richard Long del quale lo affascina da subito il processo di lavoro, «le grandi camminate, il cercare il posto giusto per realizzare una forma circolare e poi farne una fotografia». Ecco allora che, anche influenzato da un costante interesse per i graffiti prestorici, 108 arriva ad elaborare quello stile che ancora oggi lo caratterizza e che rende i suoi lavori immediatamente riconoscibili. In modo solitario e con grande rigore formale, l’artista di Alessandria inizia a dipingere misteriose forme di grandi dimensioni, sempre rigorosamente astratte e dominate da un’assoluta presenza del nero. Molto costante è il ricorso a strutture circolari, nelle quali emerge chiaramente l’influenza di Long, e a composizioni dalla natura biomorfica e organica. Dopo una prima fase caratterizzata da un uso esclusivo del nero, a partire dal 2010 il colore torna a ricoprire un importante ruolo formale all’interno dei lavori di 108 il cui significato però continua a restare ostinatamente oscuro e indecifrabile.
Dopo il precoce successo ottenuto all’inizio degli anni Duemila all’interno delle fanzine e dei circuiti della cultura underground legata ai graffiti, 108 inizia a ottenere riconoscimenti anche all’interno del sistema ufficiale dell’arte venendo chiamato a esporre in contesti sempre più prestigiosi; nel 2007 ad esempio viene invitato dalla fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia a partecipare alla mostra Walls importante evento collaterale della cinquantaduesima biennale di Venezia. Per il Macro, invece, 108 ha realizzato un’opera insieme a Tellas e Moneyless.
Dal 7 giugno; Macro Testaccio, piazza O. Giustiniani 4, Roma; info: http://www.urbanlegendstheshow.com