Dopo il disastro, le mie dimissioni

È innegabile che l’inaugurazione della Biennale di Viterbo sia stata… Un disastro: l’allagamento avrebbe fatto tremare le vene dei polsi a qualsiasi curatore, anche a qualcuno abituato all’acqua alta di Venezia. Quando si afferma che sarebbe bastato “riparare il tubo”, forse non si è a completa conoscenza di ciò che è avvenuto, a partire dalle proporzioni. Desidero rendere pubbliche le mie dimissioni anche attraverso Inside Art, al quale affido una dichiarazione sull’accaduto, con qualche piccola precisazione. Giovedì 29 maggio la sottoscritta Giovanna Caterina De Feo ha rassegnato all’Apai, ente promotore della Biennale d’arte creativa di Viterbo, le dimissioni dal ruolo di direttore artistico dell’esposizione, aperta fino al 14 giugno. Al contempo, gran parte degli artisti de Nel profondo: Andrea Aquilanti, Laura Barbarini, Annalù Boeretto, Gregorio Botta, Tommaso Cascella, Bruno Ceccobelli, Primarosa Cesarini Sforza, Marilù Eustachio, Andrea Fogli, Alessandra Giovannoni, Elisa Montessori, Maria Pia Picozza, Paolo Picozza, Maurizio Pierfranceschi, Roberto Pietrosanti, Barbara Salvucci, Vincenzo Scolamiero, David Tozzi, Antonello Viola, Alberto Zamboni, Alfredo Zelli, me concorde, hanno ritirato le loro opere. Nel profondo. Dal Bianco come il ghiaccio al nero come la pece è infatti il titolo del progetto da me presentato ad Apai per la terza edizione della Biennale d’arte creativa di Viterbo (titolo che, invece, mi è stato imposto al pari dell’altro che vedeva impegnati artisti emergenti, intitolato Percorso al buio tra labirinti e specchi) nella quale ho personalmente coinvolto artisti di chiara fama e con i quali ho avuto occasione di collaborare in altre mostre più fortunate.

L’allestimento della mostra al Palazzo dei papi, procedendo dalle opere del piano superiore, avrebbe dovuto addentrarsi nelle viscere dell’edificio con opere via via più scure e cariche di spiritualità, per tornare poi a illuminarsi in una sala dalle dimensioni più raccolte. Com’è noto a tutti, non è andata così: un’enorme sala di 300 metri quadrati completamente invasa dall’acqua ha accolto i visitatori all’apertura della mostra, il 24 maggio. Nonostante la richiesta di soccorsi lanciata appena mi sono resa conto della situazione, all’Apai e alla sua presidente Laura Lucibello – che cito in qualità di “curatore della manifestazione” e quindi referente organizzativo, innanzitutto, non certo alla ricerca di un capro espiatorio o di uno scarico dalle mie responsabilità – l’emergenza si è aggravata per la totale assenza di interventi tecnici risolutivi nel corso delle ore precedenti l’inaugurazione, mettendo fuori uso gran parte della rete elettrica del piano inferiore e costringendoci a spostare l’allestimento in altre sedi, sovvertendo completamente il progetto iniziale mentre la corsa contro il tempo vedeva addirittura gli artisti impegnati nell’unica soluzione possibile: asciugare il pavimento. Credo fermamente che le opere e gli artisti vadano rispettati e ringrazio chi si è trovato accanto a me di tentare di arginare una difficilissima situazione continuando ad allestire con senso di abnegazione e responsabilità. Andare avanti per accogliere i visitatori è stata una decisione presa nell’emergenza e – chiaramente – nella durissima consapevolezza delle criticità (illuminazione, alcune didascalie), una decisione che riguardava solo il weekend di inaugurazione presa nel tentativo di minimizzare il danno di un annullamento last minute, con il pubblico che già da alcune ore era giunto a Viterbo per vedere le mostre.

Mi assumo la responsabilità di aver creduto alle intenzioni di chi mi ha coinvolta nel progetto, con l’obiettivo di voler fare “un salto di qualità” e di non aver chiuso io stessa la mostra già da venerdì 23. Dichiaro tuttavia di aver operato in condizioni poco consone a un evento di tale portata, che ha purtroppo fallito nel garantire il rispetto delle professionalità coinvolte e nel supporto alla realizzazione di un evento di arte contemporanea all’altezza di una proposta di Biennale. Declino ogni responsabilità riguardo ai disagi logistico-organizzativi che esulano dalla mia competenza e che hanno gravemente condizionato il risultato del mio operato e soprattutto l’esposizione dei lavori degli artisti. A questi spiacevoli imprevisti si è sommata una gestione naif che ha rivelato una carenza grave, sia nella comprensione del ruolo del curatore (con artisti inviati dalla “co-curatrice” in sede di mostra letteralmente con l’opera sottobraccio, persone da me mai viste e ovviamente non in catalogo), che in quella delle esigenze organizzative dettate da un progetto di tale portata.

Leggi l’articolo sull’inaugurazione della Biennale:

https://insideart.eu/2014/05/26/incidenti-di-percorso-a-viterbo/