A partire dal 7 giugno gli spazi del Macro Testaccio di Roma ospitano Urban Legends, una mostra promossa dalla galleria 999 Contemporary e organizzata dalla gallerista Francesca Mezzano, che raccoglie i lavori di dodici dei migliori street artist attivi sulla scena internazionale. L’evento, curato da Stefano Antonelli, segna un passo in avanti nel percorso di riconoscimento istituzionale di una pratica artistica che sta vivendo una stagione segnata da importanti successi espositivi.
Uno dei protagonisti della mostra è l’artista C215, pseudonimo del francese Christian Guémy, nato a Bondy nel 1973. Il tratto forte e l’utilizzo del chiaroscuro sono le caratteristiche dominanti della sua tecnica, segni tangibili di una sapiente ricerca creativa. Per Urban Legends l’artista ha già realizzato, nel corso degli appuntamenti notturni a metro Spagna due lavori, posizionati uno all’ingresso della stazione e l’altro visibile scendendo le scale per raggiungere i treni, in posizione sopraelevata. Il primo è un ritratto di papa Francesco sorridente con il pollice alzato, il secondo, la riproduzione fedele del volto di un gatto disegnato nei colori rosso e nero. Quest’ultimo è stato anche scelto come soggetto dell’iniziativa bit regeneration promossa dalla galleria 999 contemporary, per cui sono stati stampati in edizione limitata una serie di biglietti Atac con la riproduzione dell’opera di Guémy. Per la mostra del Macro l’artista, oltre a realizzare una tela personale, presenterà un lavoro frutto della collaborazione con altri due street artist francesi Epsilonpoint e Seth. In vista del prossimo appuntamento romano, ve lo facciamo conoscere meglio.
Durante il primo periodo di attività artistica hai sperimentato ogni sorta di tecnica pittorica. Quando hai deciso che l’utilizzo degli stencil fosse lo strumento adeguato per esprimere il tuo lavoro?
«Ho cominciato a utilizzare gli stencil nel 2006, dopo l’incontro con differenti artisti di Parigi, per la presentazione del primo libro di poesie che ho illustrato. La causa scatenante è stato il desiderio di creare un ritratto di mia figlia vicino casa».
Durante un’intervista a una web tv francese descrivi la nascita di tua figlia un impeto, una sorta di rigenerazione. Com’è cambiata la tua visione artistica dopo questo evento?
«Semplicemente non ero un artista prima della sua nascita, ho scelto questo percorso dopo essere diventato padre. È per lei che ho cominciato a dipingere sui muri, il suo ritratto, infatti, si trova in diversi luoghi nel mondo. C’è una stretta connessione tra la mia arte e mia figlia, l’arte è la mia dedizione verso di lei».
Quali sono i soggetti privilegiati dei tuoi lavori?
«I protagonisti delle mie opere sono volti di persone anonime. Ritraggo anche i miei amici, street artist che conosco e persone uscite fuori dalla mia vita, ma sopra ogni cosa mi piace dipingere i soggetti che vivono ai margini della società, i disagiati e i bambini che incontro per le strade del mondo».
Quando hai deciso di ricostruire te stesso attraverso l’arte? Hai parlato di un’epifania, com’è avvenuto questo processo?
«Per me è stato un percorso graduale, passo dopo passo mi sentivo meglio e ho scoperto il dolore. Credo sia stata questa la mia epifania, l’arte mi ha risvegliato da un periodo della mia vita molto difficile».
A Roma hai lasciato diverse opere sui muri della città, quale significato hai voluto dare a quella che hai definito un ex voto (per grazia ricevuta)?
«Ho lasciato il lavoro su una parete di Torpignattara quando sono arrivato a Roma per allestire l’esposizione nella galleria Wunderkammern. Il disegno originale si intitola Christian, ho deciso di imprimere una sorta di firma strettamente legata alle opere di matrice religiosa esposte nella mia mostra».
Recentemente hai affermato che non vai in un luogo per dipingere, bensì dipingi in qualsiasi luogo vai. Spiegati meglio.
«La mia intenzione non è di farmi pubblicità, non scelgo un luogo per dipingere e avere così maggiore visibilità. Sto lasciando delle tracce dietro il mio passaggio, ovunque mi trovi, questo per me è lo stile di vita di un artista urbano».
Fai parte della prima generazione di artisti autodidatti provenienti dalla strada che sono stati riconosciuti dalle più importanti istituzioni culturali. Secondo il tuo punto di vista come sta cambiando il fenomeno della street art in questi ultimi anni?
«Credo che la street art si stia identificando sempre di più con una nuova generazione di creativi a cui vengono commissionati dipinti per decorare i muri cittadini grazie all’autorizzazione delle istituzioni. Questo è un fenomeno completamente diverso, lo spirito è diverso e la poetica dell’arte metropolitana piano piano penso stia svanendo».
Dal 7 giugno; Macro Testaccio, piazza O. Giustiniani 4, Roma; info: http://www.urbanlegendstheshow.com