I mille volti di Roberto Fallani

Alla casa dell’Architettura, nell’ex Acquario romano oggi sede dell’Ordine degli architetti, si è inaugurata Futuro anteriore, la personale di un artista dai mille volti, Roberto Fallani, designer, architetto, scultore, pittore e inventore di ben 53 brevetti. Spicca all’entrata dell’antologica il Neo-Vitruvio, la più recente icona dell’artista, che per versatilità e sapienza fa pensare a una proiezione nel futuro del genio rinascimentale. Leonardo da Vinci sintetizzò nell’Uomo vitruviano la visione dell’essere umano come misura di tutte le cose e la corrispondenza tra proporzioni anatomiche e perfette geometrie della natura, allo stesso modo Fallani, nella grande scultura in alluminio fuso, rappresenta una figura di scheletro che può considerarsi il Prometeo artificiale del Terzo millennio.

L’esposizione è un’occasione imperdibile per scoprire le infinite declinazioni di un estro creativo al servizio della vita di tutti i giorni: si possono ammirare lampade avveniristiche come Nodo di Gordio, intreccio curvilineo in ferro, plexiglas e fibre ottiche; Berenice, con lunghi fili in fibre ottiche, ispirata alla mitica regina egizia che diede il nome all’omonima costellazione e sacrificò la mirabile chioma alla dea Afrodite, pur di avere salvo il marito Tolomeo dalla spedizione in Siria; oppure Ascolto, in ferro, vetro di Murano e fusione di vetro, in cui una testa di manichino è in mezzo a due lampade che richiamano due grandi orecchie, quasi che si possa ascoltare con la luce. Proseguendo la promenade tra gli oggetti a tiratura limitata di Fallani si incontrano molte sedute, tra cui la poltrona Skeleton, con un’inquietante forma di teschio, ma in morbido pellame colorato: «Non si avverte assolutamente disagio nell’essere accolti dal’abbraccio di uno scheletro – scrive il curatore della mostra Massimo Domenicucci – ma anzi diventa oggetto da toccare e con il quale interagire»; oppure Butler, creata nel 2011, una poltrona regolabile e polifunzionale, con tetto fotovoltaico, Tv, frigorifero, luce led e cassetto-cassaforte incorporati, una realtà autosufficiente, capace di trattenere il suo ospite all’infinito. «L’instancabile attività di Fallani – scrive il curatore Flavio Mangione – è caratterizzata da atteggiamenti razionali e sensuosi che flirtano e motteggiano con il mondo della metamorfosi e delle potenzialità alchemiche, agite da chi vuole trasformare la realtà migliorandola».

Molte delle sue creazioni infatti si ispirano all’alchimia, dottrina ancestrale che ha per obiettivo l’onniscienza e la trasmutazione degli elementi. L’artista, da perfetto umanista visionario, gioca coi materiali più malleabili, come vetro, legno o ferro, per superare la poetica minimale, dando forma a tavoli, sedie o lampadari detti alchemici. Le forme circolari o lineari riflettono una solida concezione teorica; ogni oggetto non si limita a una superficiale funzione pratica, ma rimanda a una visione profonda e filosofica della realtà, spesso intrisa di pessimismo cosmico. Altri temi ricorrenti nell’invenzione di Fallani sono porte e infissi, intesi come elementi fondanti di architetture fantastiche che ricordano le immaginarie Città invisibili di Italo Calvino: l’artista utilizza uno dei suoi tanti brevetti, il vetro armato, per comporre, in abbinamento col legno, quei varchi che separano l’interno dall’esterno e consentono alla luce di penetrare. Fallani confessa un intenso desiderio di volgere sempre maggiore attenzione all’architettura, perché in quest’ arte la forma e la materia devono tenere conto di ciò che le circonda e interagire al massimo con l’ambiente che le accoglie. Così come si addice a un classico, la casa e l’habitat del futuro sono rielaborazioni del più archetipico e immortale passato. La manipolazione biologica è alla base di ogni opera, come dimostrano le tante teste di manichino, che compaiono negli oggetti della mostra come simbolo di artificialità. «Da sempre sono tormentato e affascinato dal lavoro concepito come condizione per tramutare la materia – dice l’artista, con sguardo indagatore e ironico – le mie sculture, i miei quadri, il mio design, i miei gioielli, tutto della mia vita esprime il concetto dell’uomo che cambia».

Fino al 20 maggio; casa dell’Architettura, piazza Fanti, Roma; info: www.casadellarchitettura.it