Borgomeo, il Sud e la cultura del cambiamento

Roma

Meridione fa rima con questione, e non da oggi ma dall’800. Basterebbe la vetustà per rendere l’argomento trito, stantio, inviso, fastidioso. Se ci si sofferma poi anche un solo attimo sui danni e le lacerazioni che tale questione ha prodotto nel nostro paese la repulsione dovrebbe diventare la reazione prima e prevalente. Non per Carlo Borgomeo, un manager, un intellettuale, un civil servant che su questo tema da 40 anni si gioca la faccia e il curriculum. Per i saggi di Laterza è da poco uscito il suo L’equivoco del sud. È un lavoro coraggioso e innovativo, come sa essere chi lo ha scritto, perché a una ricostruzione classica della questione fa seguire delle conclusioni nuove e dure. La cosa che più mi piace è che Borgomeo introduce con la dovuta forza il tema della responsabilità dei meridionali.
Troppa ipocrisia e perdonismo hanno consentito a intere generazioni di classi dirigenti meridionali di lasciare il campo senza la dovuta critica. Se il sud sta in queste condizioni la responsabilità principale è di chi lo ha gestito. Perché delle due l’una: o si è idioti o si è incapaci. I meridionali sono stati alquanto incapaci. I soldi sono stati rubati o dissipati, i treni sono passati senza trovare un valido motivo per fermarsi.
Certo la situazione è sempre stata complessa e oggettivamente difficile da districare, ma decenni di giustificazionismo hanno fatto peggio del medico pietoso: tant’è che oggi la piaga non è più purulenta ma incancrenita.
Borgomeo, e non sono in tanti a farlo, lancia con schiettezza accuse precise, e lo fa alla sua maniera, cioè in modo propositivo.« Riconosciamo gli errori – dice – per provare a ripartire». E poi introduce un tema fondamentale che è quello della cultura del cambiamento. Mafia, malversazioni, degrado, isolamento, disoccupazione, sottosviluppo si sconfiggono sovvertendo i canoni di comportamento, valorizzando idee, talenti e il nostro patrimonio. Il che significa insistere su scolarizzazione, ricerca e formazione a tutti i livelli. Il saggio racconta la storia ed indica un percorso.
È critico e a tratti pessimista ma fa vedere un futuro. «Per arrivarci – spiega Borgomeo – il mezzo di locomozione si chiama cultura». A noi di Insideart questo argomento sembra assai convincente.

Info: http://www.fondazioneconilsud.it/