Cildo Meireles, Hangar Bicocca

«L’arte è un mezzo, un linguaggio che permette di partire da zero. Se tu hai un’idea sei sempre libero di partire da zero. Non devi pensare al risultato finale, puoi iniziare a muoverti verso qualsiasi direzione. E questo mi piace molto». Queste parole di Cildo Meireles risuonano come ideale punto di partenza di Insallations, prima mostra monografica dell’autore brasiliano ospitata all’Hangar Bicocca. Punto di partenza che si concretizza in una minuscola scultura, Cruzeiro do Sol, un cubo di soli 9 millimetri, realizzato in legno di pino e quercia che se non da zero ma quasi, apre le porte alle grandiose installazioni dell’artista. La personale, curata da Vicente Todolí, comprende 12 tra le più importanti installazioni realizzate tra il 1970 e oggi.

Tra i primi a sperimentare, fin dagli anni ’60, strutture immersive e multisensoriali che richiedono il totale coinvolgimento del pubblico, Meireles affronta tematiche sociali e culturali attraverso opere che rivelano pienamente il loro significato solo nel momento in cui sono attraversate, coinvolgendo oltre alla vista, anche l’udito, il tatto, l’olfatto e addirittura il gusto. Ne è esempio Entrevendo che costituisce un tentativo di esplorare la percezione umana nella sua totalità. Il visitatore è qui invitato a entrare in una struttura a forma di imbuto, alla cui estremità è collocato un ventilatore d’aria calda. All’ingresso gli vengono offerti due cubetti di ghiaccio da mettere in bocca, uno dal sapore salato e l’altro dolce che si scioglieranno progressivamente con il calore così da provare a creare un momento di straniamento. Poi ancora, Através dove si ascolta il suono prodotto dal passeggiare su dei pezzi di vetro rotti immersi in un ambiente surreale; oppure l’icona della distesa d’acqua come spazio senza confini che viene proposta in Marulho, la riproduzione di un lungo pontile in legno che sovrasta un pavimento fatto da 17 mila libri aperti con immagini del mare mentre in sottofondo voci diverse ripetono la parola “acqua” in varie lingue. L’opera è uno degli esempi più spettacolari della tecnica dell’accumulo utilizzata da Meireles. Amerikkka, opera che gioca sulla contrapposizione di un pavimento realizzato con 22 mila uova (di legno) e un soffitto sovrastante di 55 mila proiettili cela forse un tributo a Piero Manzoni artista che in più occasioni Meireles cita come principale fonte di ispirazione per il suo lavoro: «Uno degli artisti che ammiro di più. L’ho sempre studiato e apprezzato, lo definirei uno dei miei tre artisti preferiti in assoluto e non appena finirà questo incontro volerò a palazzo Reale a godermi la mostra su di lui». Fino al 20 luglio Hangar Bicocca Via Chiese 2, Milano; info: www.hangarbicocca.org