Hannover, la bellissima città della Bassa Sassonia, ospita dal 13 al 16 marzo il IV festival di filosofia dedicata alla giustizia. Partendo dalla riflessione di Cesare Beccaria in Dei delitti e delle pene del 1764: “la giustizia divina e la giustizia naturale sono per essenza loro immutabili e costanti, perché la relazione fra due medesimi oggetti è sempre la medesima; ma la giustizia umana, o sia politica, non essendo che una relazione fra l’azione e lo stato vario della società, può variare a misura che diventa necessità o utile alla nostra società…”. Intorno a questo importante tema si aprono discussioni filosofiche con filosofi di fama internazionale come l’italiano Umberto Galimberti, Peter Antes, Kreuzkirche, Riccardo Nanini, Vhs, e giornalisti nel Künstlerhaus, Claudia Spiewak, Thomas Schiller, Ekrem Senol, Aktham Suliman, Horst Dreier, Axel Honneth, Hartmut Rosa, Ulrich Haltern, Barbara Zehnpfennig. Thomas Dürmeier, VHS, Salvatore Principe, Neustädter Hof und Stadtkirche, Susanne Beck, nell’Ev-Luth, Marktkirche, Antje Niewisch-Lennartz, Christine Morgenroth, Michelina Borsari, Donatella Scaiola, Alma Massaro. Ad arricchire queste discussioni filosofiche sono gli appuntamenti artistici organizzati da Assunta Verrone con la collaborazione non solo dell’università Leibnitz, ma anche dello Studio artistico, Accademia Ipazia e consolato Italiano (console Gianpaolo Cipriani). Molto interessante è la presenza italiana dell’artista performer terapeuta Mona Lisa Tina che dà un tocco davvero originale a tutta la manifestazione. La performance che ha per titolo Into the core è presentata dalla sottoscritta e il punto che vuole analizzare è il rapporto conflittuale fra l’io dell’artista e l’io collettivo junghiano.
Il titolo è emblematico e affascinante grazie al respiro dell’artista che amplificato da sistemi audio-sonoro, fa da sfondo a una scenografia davvero originale in cui vediamo il corpo di Mona Lisa nudo dentro una struttura che lei stessa ha realizzato e che sembra voler evocare un utero materno, “una grande madre” per dirla con Jung, che accoglie la bellezza della vita in tutte le sue fasi, nella giustizia e nell’ingiustizia, nell’angoscia, nella sofferenza e nella gioia. A catturare l’anima dei visitatori, e a far riflettere sul valore spirituale e carnale del corpo, è proprio il respiro dell’artista che come un eco evoca e libera la mente da ogni pregiudizio, permette seppur brevemente di entrare nell’universo sovrasensibile. L’esibizione è il 16 marzo alla Künstlerhaus alle 19. Altro appuntamento molto suggestivo che presento come critica d’arte è la collettiva di pittura Immagini di giustizia, curata da Shura Born-Kraëff e da Rolf Hermann Geller, con la partecipazione di artisti di respiro internazionale: Shura Born-Kraëff, Annika Sporle der lore Bucholski, Jürgen Schulz, Rolf Hermann Geller, Robert Titze, Ilaria Leganza, Assunta Verrone, Detlef Kapeler, Mahmoud Satery.
I dipinti fanno pensare all’antica interpretazione iconografica della giustizia di cui ci parla Cesare Ripa nel suo libro Iconologia, ma il modo di rappresentarla è diverso, contemporaneo alla nostra attualità. Gli artisti come Jacques Derrida attraverso la loro creatività cercano di trovare delle teorie della giustizia, una specie di movimento o di pratica che con un gesto regalano un’opera alla nostra società. Si presentano come opere che sono pronte a indicare la via dell’equilibrio e della concordia e della propria sorte. E come scriveva più di cento anni fa Inazo Nitobe, divulgatore in Occidente del Bushi-do (la via del guerriero) esiste la giustizia morale a dettare la sorte degli uomini. Così i soggetti raffigurati in queste opere, i segni e le scelte cromatiche evocano non solo i disagi di una società in conflitto e frustrata dagli squilibri economici dalla crisi globale, ma portano verso la via della salvezza. Sarà così riconosciuto dagli occhi innocenti degli artisti l’imperatore nudo senza i suoi vestiti. La mostra è visibile al pubblico fino al primo aprile.