In ricordo di Costanzo Costantini

Ho conosciuto Costanzo Costantini nel 2000, in un pomeriggio d’estate a Villa Borghese. Avevamo concordato un appuntamento lì e mi aspettava con il suo cane e la sua inseparabile bicicletta (la stessa che qualche anno dopo mi avrebbe regalato). A proposito di doni, Costanzo era un uomo generoso, con me in modo particolare perché mi ha donato un’infinità di libri, di taccuini con le varie informazioni dei personaggi da lui incontrati e soprattutto mi ha dedicato molto del suo tempo e molte parole sia in interviste sia in scritti. Mi ha messo in contatto con molti critici, galleristi e editori con i quali tutt’oggi collaboro. Negli anni fra noi è nata una profonda amicizia fatta di momenti anche difficili nei quali Costanzo si fidava e affidava a me. Non mi stupivo se nell’arco di una giornata ci sentivamo anche cinque volte. Vuoi per il suo lavoro o per il mio, o semplicemente per le situazioni quotidiane che ci legavano, che erano veramente molte.

Riguardo al mio lavoro gli piaceva spesso dirmi questa frase: «Vito, tu meriti un successo scandaloso perché ti è stato dato il dono del segno, la leggerezza del segno». Sono state molte le estati di Costanzo trascorse a Fregene e qui m’invitava quasi quotidianamente a colazione (intendeva il pranzo) o a cena per trascorrere insieme il tempo. Il suo entusiasmo nel raccontare il suo passato era inesauribile. Quello che più mi colpiva era la descrizione fotografica dei particolari del suo vissuto, avevo come l’impressione di rivivere con lui certe situazioni come viaggi, cene con gli artisti con i quali era entrato in contatto. Per citarne alcuni: Federico Fellini, Francis Bacon, Giorgio De Chirico, Anita Ekberg, Marcello Mastroianni, Mario Schifano, Balthus, Manzù, Alberto Moravia e tanti altri ancora. E di questi personaggi mi confidava racconti, aneddoti e rivelazioni che mi diceva non aver mai condiviso con nessun’altro.

La mattina dell’otto marzo mi sono sentito con suo figlio Daniele che mi ha comunicato la triste notizia. Per me, con Costanzo muore un amico che ho stimato profondamente e con il quale ho avuto la fortuna di trascorrere molto tempo. Scompare uno dei più importanti scrittori del nostro tempo, un intellettuale raffinato, una persona appassionata, schietta e generosa. Un giornalista e critico d’arte definito caustico, a volte spietato, ma mai presuntuoso, piuttosto coraggioso, sempre autentico e leale. Rimarrà sempre dentro di me un ricordo dolce, forte e indelebile di Costanzo.

Costanzo Costantini era nato il 12 febbraio 1924 a Isola Liri (Fr), trasferitosi giovanissimo a Roma si era laureato in filosofia, occupandosi fin da giovane di letteratura, cinema e arte. Quale redattore culturale del Messaggero di Roma ha intervistato i maggiori scrittori, cineasti  attori e attrici di ogni parte del mondo. Parecchie di queste interviste le ha pubblicate nei Re del cinema e nelle Regine del cinema. Ha pubblicato le biografie di Francesca  Bertini, Luchino Visconti, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Igor Mitoraj, Carlo Guarienti e Umberto Mastroianni. Il suo libro su Fellini, uscito in Francia nel 1995, è stato pubblicato finora in venticinque lingue. Il suo romanzo Ho tentato di vivere, tradotto in film da Nicholas Roeg con il titolo Bad times, ha avuto un grande successo internazionale, ha pubblicato inoltre con Marina Ripa di Meana Cocaina a colazione, le biografie dei tre pittori maledetti  Schifano, Angeli, Festa, e Roma al rogo, una requisitoria contro il degrado che investe la cosiddetta città eterna. Doveva dare alle stampe Roma satanica, in cui descrive la capitale italiana come la nuova Babilonia.

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