Ripartiamo dal fuoco

Un legnetto, un pirolino, un archetto per sfregare e un’esca con la quale accendere il fuoco. Così si faceva alle origini e così torna a farsi oggi. No, la crisi non c’entra, la trovata è del designer Francesco Faccin che ha presentato Re-fire, il kit dall’inevitabile nome inglese e bel contenitore cilindrico, al primo festival dedicato alla creatività e al progetto italiano all’Istituto italiano di cultura di Stoccolma, in occasione della Stockholm design week.

«Con questo progetto – spiega il creativo – è possibile creare il fuoco con le proprie mani, in modalità primitiva. Ricominciamo dal fuoco, l’elemento simbolico che ha tolto l’uomo primitivo dalla dimensione animalesca proiettandolo verso il futuro di strabilianti innovazioni. Il fuoco – prosegue – è stato inventato e non scoperto perché esiste già in natura ma occorre saperlo produrre. Ecco che qui inizia il progetto, l’affinamento delle abilità, la capacità di visione, il superamento delle difficoltà. Ricominciamo quindi dall’inizio dell’inizio, quando si lottava per sopravvivere ma tutto era chiaro e limpido, senza superfetazioni ed equivoci semantici riguardo le cose. Ricominciamo con questo approccio rimettendoci in contatto con quella parte di noi che ha bisogno di cose semplici, ben costruite perché necessarie per sopravvivere, che ci legano profondamente alla natura ma sfruttando l’immenso patrimonio scientifico e tecnico che l’uomo ha prodotto in questi millenni».

L’oggetto, di suo, ha stile, e solo per questo merita d’essere mostrato, chiuso o esploso, in un bel loft – non provate a usarlo se state in una catapecchia, sarebbe più rischioso – ma l’aspetto curioso della faccenda è un altro. Chi scrive ha sempre creduto che un’era che va sparata verso l’avvenire come la nostra, a base di hi-tech e paraocchi, confidando in una crescita più o meno sostenibile ma comunque senza punti di domanda e di ritorno, sia destinata a prendersi più prima che poi uno scapaccione dalla storia. Ergo, ogni qual volta le mirabilie della tecnologia o l’umana follia spostano l’asse della fantascienza più in qua, viene spontaneo alzare lo sguardo per vedere di quanto è più basso il sole all’orizzonte. E ogni volta che si spinge sull’interruttore per accendere la luce o si clicca sul mouse per connettersi col mondo, viene il dubbio che verrà un giorno in cui non basterà più un clic. Così da molto sono più propenso a credere che sia più opportuno portarsi avanti, recuperando l’essenziale del (saper) vivere e del (saper) fare piuttosto che barcamenarsi con l’esiziale dei gadget elettronici del momento. Per buonsenso più che per una rinnovata forma di becero luddismo, ma chissà.

Dunque, restando convinto che l’arte – quella vera e forse anche quella che vera non è – non sia esattamente dentro al suo tempo ma lo attraversi, anticipi in qualche modo il futuro, non passi di moda, persino, Re-fire accende – è il caso di dirlo – la questione. Resta solo da capire, visti i tempi, cosa mettere sul fuoco dopo averlo acceso. Per tutti fuorché i vegani sarà dura, durissima. Nativi digitali e non. Comunque, se tutto ciò è vero, poche cose come la trovata del buon Faccin possono dirci a che punto siamo. E da che punto ripartire. Buon viaggio.