La sfida di Fluffer

Si chiama Fluffer ma non è il titolo dell’ultimo cartone animato natalizio di Walt Disney, bensì una giovane rivista dedicata alla fotografia erotica.

Il suo titolo, per quanti non lo sapessero, rimanda alla figura del fluffer, un componente a quanto pare indispensabile soprattutto negli anni ’80 nel cast di un film porno. È a lui che spetta l’infame compito di pulire le star durante e dopo le riprese, ma anche quello di scaldare gli attori in termini sessuali, oggi quasi interamente sostituito da quella pillolina magica chiamata viagra. Con l’idea di mantenere in costante stato di eccitazione i lettori, i due giovani curatori del progetto editoriale, Dario Morgante e Virginia Julie Marchione hanno pensato la rivista come un prodotto di pregio che dia piena dignità artistica alla fotografia erotica. La nascita di Fluffer è inoltre derivata dalla necessità di segnare la rinascita del prodotto cartaceo, ormai sempre più trascurato e in disuso.

Entrambi provenienti dal mondo delle gallerie romane, Dario Morgante direttore di Mondo Bizzarro, mentre Virginia Julie Marchione precedentemente alla Wunderkammern, si sono cimentati in questo progetto sia editoriale che curatoriale, in quanto tutte le fotografie sono potenzialmente esponibili in galleria. Cosa offre di diverso Fluffer? Come spiegano i curatori: « Ogni numero di Fluffer è un progetto unico che coinvolgerà il pubblico attraverso eventi, mostre, presentazioni e con l’intervento di critici, artisti e curatori».

Lungi dall’essere una rivista pornografica in stile trash, il fine di Fluffer è quello di offrire al lettore una vasta selezione di immagini, scelte e accuratamente selezionate secondo il loro valore estetico e artistico tra i più significativi fotografi italiani e internazionali contemporanei che prediligono l’erotismo come soggetto di rappresentazione. Quest’ultimo, sempre più spesso volgarizzato nella nostra società, è invece introdotto nella corposa rivista, attraverso immagini stampate su carta, come in un vero e proprio catalogo o libro d’arte votato all’indagine. Può essere una rivista in grado di risollevare le sorti della mercificazione del sesso? Come hanno rilasciato in un’intervista a Ziguline i due curatori, i quali sostengono che l’ostacolo alla rappresentazione di questo tema sia dovuto a un pregiudizio radicato nella cultura della nostra società: «Il problema è la mancanza nel nostro paese dell’educazione all’immagine, vivi in una società che ti bombarda di immagini che non sai gerarchizzare e non conosci il loro significato. L’immagine non è neutra ed è molto ingenuo pensare che buono è chi fotografa i poveri e male è chi fotografa una donna sottomessa o in posizioni lascive. Questo pensiero che affonda le radici nella cultura cattolica e marxista è un danno culturale che va combattuto con una proposta di un livello culturale altrettanto alto».

Il primo numero di Fluffer è stato presentato a novembre, nell’ambito del festival Scanner, nella libreria Scripta manent, stampato in edizione limitata. Da lì è stata una strada in salita. Tra gli artisti scelti per il primo numero, Giangiacomo Pepe, Marc Blackie, Rebecca Tillett, Carlo Emanuele Mazzano, Kikì Morabitò, Pino Leone e Lulù Draghiza. Nel deserto telematico delle immagini pornografiche e spesso sessiste, Fluffer propone un’alternativa colta alla passione o alla curiosità verso l’erotismo, con l’occhio critico e filtrato di due curatori che prestano attenzione alla sessualità sia maschile che femminile.