Lo Hobbit trova casa

C’è chi in giardino ci mette i nani, chi ci arrostisce due salsicce sul barbecue. C’è chi ci piazza la cuccia del cane e i giochi pei pupi, i più arditi un gazebo dove rifugiarsi, una sdraio dove appennicarsi. Ma Bernd Greisinger, un simpatico signore svizzero di mezza età, ha battuto tutti: lui nel giardino di casa ci ha tirato su nientemeno che il Museo della Terra di mezzo, con buona pace della consorte e la gioia dei tolkieniani di tutto il mondo che, finalmente, nella terra degli Hobbit possono metterci piede. Esattamente a Jenins, nel nord della confederazione elvetica, a due passi dal Liechtenstein, è nato il Museo Greisinger, dal nome del fondatore e proprietario di casa. In uno stile asciuttamente hobbittiano, aiuole verdi e viottoli in pietra conducono all’ingresso della magione di Bilbo Baggins. Dove, superato l’ovale, si entra nel favoloso mondo di Tolkien. Tre stanzucce sferiche con tanto di cucina, poi si scende una scala e si entra nella Moria, il mondo degli orchi. Che si snoda lungo il costone su cui s’erge la casa, dove s’appoggia il giardino. Un museo in piena regola, messo con tutto quello che mr Bernd, ex broker di successo, ha messo insieme negli anni coi suoi fidi collaboratori. Tra i quali Ivan Cavini e Davide Martini, rispettivamente direttore creativo e direttore artistico di questa trovata a base di elfi siliconati e centrini da casa di campagna alpestre. Ben quattrocento metri quadri di esposizione in gran parte sotterranea dove può trovarsi ogni cosa, dai libri ai dipinti, all’infinita gadgetteria che manda in visibilio gli amanti del genere. Il tutto, alla modica cifra di un paio di milioni di euro e più, che si spera di recuperare grazie al biglietto d’ingresso e ai memorabilia, appunto.

La notizia, va da sé, casca nel giorno in cui spadroneggia nelle sale la seconda puntata dello Hobbit di Peter Jackson, quinta e penultima – per ora – della serie dedicata ai personaggi creati dalla penna di John Ronald Ruel Tolkien. Una saga fantasy che vede, in questi giorni, arrivare sugli scaffali delle librerie l’immancabile inedito tolkieniano – La caduta di re Artù (Bompiani) e persino un Wu Ming 4, Difendere la terra di mezzo, che si propone di fare carta straccia delle fregnacce in circolo sulla mente del Signore degli anelli. Rivendicandone, in omaggio alle larghe intese politico-letterarie, una trasversalità che intende ribaltare la vecchia dicerìa di sir John simpatizzante di destra. Niente di più distante dal vero: l’uomo che aveva maturato la sua esperienza di vita nelle trincee della Somme durante la Grande guerra e insegnava filologia anglosassone a Oxford, uno degli scrittori inglesi di maggior successo di ogni tempo, era al massimo un anarcoide fanaticamente inglese e cattolico. Uno che quando parlava di patria si metteva in ginocchio, ma guai a parlargli di stato: la sua vista scendeva nei meandri di Arda ma non andava al di là della contea. Il fatto è che dagli anni ’50 il suo mondo popolato di geni e folletti – senza qui entrare nel merito e nei risvolti letterari della faccenda – è diventato arma della crociata anticomunista, il suo Signore un ventennio dopo era la bibbia della destra più radicale, anglofona o romana che fosse. Quanta colpa dei padri ricada sui figli, ognuno decida da sé. Soprattutto ora che destra e sinistra, e relative colpe, sono chincaglieria politica degna di stare su una mensola del museo Greisinger, accanto agli gnomi e agli orchetti. Ah, l’ingresso è sul retro di casa: almeno su questo la signora Greisinger è stata irremovibile. Info: www.greisinger.museum/it

Articoli correlati