Per Pino. Salivo col montacarichi nella Galleria di Pino sempre con un grande senso di sollievo. Qualsiasi fossero le follie ospitate dal quartiere S. Lorenzo, che da sessantottino sta diventando multietnico, da Pino avrei comunque trovato lo stile. Quello vero, quello che non passa. Molte opere in bianco e nero, spesso foto, nelle più ampie concessioni il monocromo. Pino era sempre là, come una bussola del buon gusto e, appunto, dello stile. Negli ultimi anni si era lasciato vincere dalla curiosità, e aveva aperto a mostre composite, dove un artista più esperto dialogava coi giovani, come se fosse stato preso dal problema di continuare a indicare, come sempre aveva fatto, la via dello stile anche ai giovani di adesso.
Oggi, pensando a una parola con la quale contrassegnare la sua figura, me ne viene una più frequentemente di altre. Per me Pino era candido, una di quelle persone soggette a un colossale understatement, una di quelle persone che amavano nascondere la loro puntualità dietro una cortina di gentilezza e di cortesia, ma che non per questo erano ben disposti verso il disordine, o verso l’arrangiato. In effetti nella sua Galleria non c’era mai niente fuori posto. Il caos non era tollerato, e c’era sempre una dimensione di ampiezza, di aria libera, che ti metteva a tuo agio. Perché da Pino si compiva il miracolo: tutto ciò che ci poteva essere di rigoroso, di categorico nell’arte che amava, si scioglieva, e vinceva sempre l’uomo. Così era lui: il gallerista più mite, e allo stesso tempo quello che meno negli anni si è allontanato dalle sue coordinate estetiche. Senz’altro era riuscito a conservare quella sorridente testardaggine dei bambini, che lo faceva caro a tutti. Lo sapevamo tutti che dietro quell’aria di apprendista, miracolosamente conservata anche sotto i capelli bianchi, c’erano delle idee bellissime e inflessibili, delle armonie semplici e purissime. Nell’ultima mostra ci sono anche le stelle. Brillano per lui. Grazie Pino dell’esempio, in un mondo che ne è sempre più povero.
Pino Casagrande, deceduto ieri, è stato tra i maggiori galleristi di arte contemporanea della capitale. Nel suo spazio, l’omonimo studio d’arte contemporanea in via degli Ausoni, nel cuore del quartiere San Lorenzo, si è animato dagli anni Novanta un autentico laboratorio d’avanguardia dove le giovani generazioni di artisti hanno dialogato con con gli artisti più navigati. Nella sua galleria sono stati ospitati molti grandi interpreti dell’arte contemporanea, da Jannis Kounellis a Giulio Paolini, da Bruno Ceccobelli a Michelangelo Pistoletto, da Piero Mottola a Flavio Favelli, Oscar Turco e Pietro Ruffo, fino a Giulio De Mitri, la cui mostra, Esperidi, è in corso fino al 31 dicembre, a cura di Paolo Aita. Info: www.pinocasagrande.com.
I funerali di Pino Casagrande si svolgono sabato 14 dicembre, alle 10.30, nella chiesa di San Saba a Roma, all’Aventino.