Il lutto per Doris

A tre giorni dalla scomparsa a Londra di Doris Lessing, scrittrice britannica, premio Nobel per la Letteratura nel 2007, gli intellettuali danno il loro tributo per una letterata prolifica e originale, che ha lasciato più di 50 opere d’ogni genere, racconti, romanzi, saggi, un’autobiografia, storie di fantascienza e lavori per il teatro. Sul Guardian è uscito un toccante ricordo della scrittrice canadese Margaret Attwood: “Non ci si aspetta mai che una colonna del panorama letterario sparisca così semplicemente. È un trauma – scrive l’autrice de Il racconto dell’ancella e altri capolavori, raccontando dei suoi incontri con Lessing – dalla prima volta in una panchina in un parco a Parigi nel 1963 fino a quelli nell’ambiente letterario. È stata una donna inventiva, coraggiosa, con i piedi per terra, che ha fatto ogni cosa con tutto il cuore”. Sono geneticamente nata per la scrittura, voglio raccontare storie, diceva di sé Lessing. E così ha fatto fino alla fine. Ha donato a profusione il suo talento narrativo, come in Svezia al conferimento del riconoscimento che, come undicesima donna nella storia del Nobel, ha strappato a sorpresa all’eterno favorito Philippe Roth. Quel giorno non si è potuta presentare, ma ha inviato un discorso, non il classico discorso solenne, ma una riflessione sul valore della cultura e della scuola, bene raro nel Terzo mondo. Un’intelaiatura di ricordi dall’esperienza in Africa: “Mi trovo su una soglia a guardare attraverso nuvole di polvere che soffia, verso dove mi dicono che c’è ancora foresta non disboscata”, questo l’insolito incipit che ha recapitato alla reale Accademia, da cui si sviluppa poi un monito a non dimenticare le popolazioni africane, dove oltre alla fame di cibo si soffre fame di libri. Il Taccuino d’oro è una summa dei temi che più erano nelle sue corde: una voce narrante femminile analizza la propria vita raccogliendo racconti del suo tempo, pensieri e desideri in quattro taccuini. È un canto alla libertà delle donne, una Bibbia femminista. Ma non ditele femminista, perché la Lessing, pur essendolo naturalmente, non amava questa definizione e ne spiegò il perché: «Le femministe vorrebbero che dicessi “sorelle, sarò al vostro fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate su uomini e donne?».

Su Twitter è stato un profluvio di cinguettii per Doris, tra cui quello dello scrittore Salman Rushdie: “Di lei ricordo il calore, l’acutezza mentale, la ferocia”. La romanziera americana Joyce Carol Oates ha twittato, breve ma intensa: “Una voce calma ma rivoluzionaria”. Struggente il commento del vignettista Warren Ellis “Se ne vanno quelle fiamme che illuminano il buio”. Inge Feltrinelli, amica storica della scrittrice, sensibile al suo femminismo sui generis, ne svela il lato privato, “Il dramma del figlio disabile le impedì la felicità, non so se provasse rabbia, io l’ho vista sempre molto naturale. Voglio ricordarla con un’ultima istantanea: lei che nel giorno del Nobel torna nella sua casa di Hampstead con la sporta della spesa. È il fascino dell’assoluta semplicità”. Grande amore della scrittrice sono stati i gatti, a cui ha dedicato una raccolta di racconti felici, ispirati alla convivenza costante con loro: in Gatti molto speciali provò a penetrare il misterioso linguaggio dei felini, così lontani e così vicini alla natura degli umani. A gennaio arriverà in libreria un romanzo inedito finora in Italia, per i tipi di Fassinelli, ossia Shikasta, scritto nel 1979, il primo libro della serie fantascientifica Canopus in Argos, ambientato in un pianeta di fantasia, da cui osservare da un punto di vista privilegiato la nostra attuale civiltà.